Roma, 12 mag. - "Il golden standard quando ci si trova di fronte a un virus pandemico e' fermarlo sul territorio, non negli ospedali dove il virus non dovrebbe neanche entrare". Per la fase 2 "ci vogliono i corridoi alternativi: luoghi ben predisposti, quanto meno regionali ma ancora meglio sarebbe provinciali, a cui tutti i casi sospetti possano essere avviati per fare un primo triage, il tampone e il monitoraggio dei contatti piu' diretti. Tutto questo non e' stato ancora organizzato sul territorio nazionale e bisogna farlo. Anzi, andrebbe fatto anche a livello europeo e internazionale". Ecco la proposta di Ernesto Burgio, pediatra membro del comitato scientifico dell'Istituto Europeo di ricerca su cancro e ambiente, e attualmente parte del gruppo di specialisti per la Covid-19 nella Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipss).
Non e' corretto, a detta dello specialista, "parlare di seconda fase solo perche' abbiamo una riduzione dei decessi che- avverte- sara' comunque graduale. Soprattutto non c'e' alcuna evidenza scientifica per affermare, come qualcuno propone, che a questa riduzione corrisponda un "indebolimento del virus". Il principale errore alla base del "dramma iniziale, sia in Italia, sia in altri paesi europei, e soprattutto in Usa, e' stato il non aver fermato il virus a livello 'territoriale', come avevano fatto i paesi che avevano gia' esperienza in materia: Cina, Taiwan, Hong Kong, Giappone, Vietnam". Quest'ultimo, ricorda Burgio, "ha registrato zero morti da Covid-19". Chiaro e' che tali paesi sono stati avvantaggiati dall'esperienza ma anche, "da significative differenza culturali e politiche". Nei paesi asiatici, infatti, si e' raggiunto "il controllo quasi immediato della catena di trasmissione del virus, mediante un monitoraggio a tappeto dei casi e dei portatori asintomatici", e attraverso la mappatura "dei contatti delle persone gia' risultate positive". Cosi' facendo, dunque, "in meno di un mese si e' sbarrata la strada al virus".
Il che "per inesperienza" non e' purtroppo successo "in Italia, Spagna, Francia, e adesso in Gran Bretagna e Stati Uniti, dove stanno ancora peggio che da noi" puntualizza il pediatra. A causa "dell'omissione delle regole di base, abbiamo fatto entrare il virus dove non doveva, in ospedali e ambulatori", con il risultato di "30.000 decessi in soli due mesi, 30.000 operatori sanitari contagiati e oltre 150 decessi tra i medici. Eppure non sembra che ci si sia resi ancora conto che nei prossimi mesi l'intero Ssn dovra' essere trasformato e messo in sicurezza".
Stiamo uscendo "dalla fase drammatica, questo e' certo", commenta alla Dire Burgio, ma "dobbiamo organizzare e programmare i prossimi mesi nella maniera piu' corretta. Non possiamo correre il rischio di ritrovarci impreparati in autunno, di fronte a un'eventuale, probabile o comunque possibile seconda ondata del virus". L'intero sistema deve essere preparato, "gli ospedali messi in sicurezza e anche gli ambulatori non dovranno essere presi d'assalto". E questo si puo' realizzare, conclude l'esperto, soltanto attraverso una programmazione accurata e la strutturazione "di appositi corridoi alternativi".
(Cam/Dire)