(DIRE) Roma, 7 lug. - Sara' la medicina di genere una delle chiavi fondamentali per comprendere perche' gli uomini affetti da Covid-19 muoiano di piu' rispetto alle donne, che si sono dimostrate finora piu' resistenti al virus. Parola di Antonella Vezzani, presidente nazionale dell'Associazione Italiana Donne Medico (Aidm), intervenuta oggi pomeriggio alla tavola rotonda promossa da DireDonne sul canale Facebook dell'Agenzia di stampa Dire 'Donne e Covid-19: meno contagiate, piu' colpite?' con la sottosegretaria al ministero della Salute, Sandra Zampa, e la presidente della Federazione nazionale Chimici e Fisici e membro del comitato tecnico-scientifico Covid-19, Nausicaa Orlandi.
L'incontro e' stato moderato dalla vicecaposervizio dell'agenzia Dire e reponsabile di DireDonne Silvia Mari.
Vezzani sfata cosi' lo stereotipo che incasella la medicina di genere sotto il cappello di 'medicina per le donne', perche' invece "con il Covid riguarda proprio gli uomini. Il fatto che le donne muoiano meno- dice- ci deve far nascere il desiderio di capire perche', qual e' il ruolo degli estrogeni nei confronti delle infezioni virali, come mai le donne resistono di piu'".
Parlare di medicina di genere, quindi, per la presidente di Aidm "adesso diventa fondamentale", come e' fondamentale "farla uscire dalla gabbia in cui e' stata messa" perche' "e' un bene sia per gli uomini che per le donne".
E in questa direzione va l'impegno del ministero della Salute, che, annuncia la sottosegretaria Zampa, sta "portando avanti il lavoro di avvio della medicina di genere", con l'istituzione di un "osservatorio" per cui "stiamo individuando le esperte e gli esperti. La mia speranza- sottolinea- e' che l'osservatorio possa vedere la luce finalmente nelle prossime settimane, o prima di ferragosto o subito dopo, alla fine di agosto. Siamo in dirittura di arrivo". Intento apprezzato da Vezzani, che ricorda il ruolo delle donne come principali caregiver, cruciale per la tenuta dei nuclei familiari durante il lockdown.
"Come associazione abbiamo aperto un numero verde gratuito per accogliere richieste di aiuto- ricorda- Le donne ci hanno chiesto come gestire i familiari, come comportarsi durante l'isolamento e prendersi cura degli anziani, domande poste soprattutto come caregiver all'interno delle proprie famiglie. Abbiamo raccolto circa 2mila chiamate e speriamo di poterlo tenere aperto, per entrare in contatto con le donne senza passare per il medico di famiglia e dare loro la possibilita' di avere un canale diretto con delle professioniste". Particolarmente prezioso, ad esempio, nei casi di violenza domestica.
Le donne "sono state in grado di rendersi protagoniste in tutti i settori durante questa emergenza", aggiunge Vezzani, ma sono anche state piu' colpite dalla crisi, dal punto di vista sanitario, per la maggior esposizione al virus in ambito professionale, ed economico, perche' in molte sono state costrette a lasciare il lavoro per provvedere agli impegni familiari.
"Non dobbiamo pensare alle donne solo del settore ospedaliero, ma anche alle lavoratrici occupate in attivita' non sanitarie, che hanno visto le donne piu' esposte", sottolinea Orlandi, ricordando la maggiore presenza femminile nei supermercati, nei laboratori e nell'ambito delle sanificazioni. "Lo smart working sicuramente e' stato scoperto e sara' uno strumento che potra' essere ampiamente utilizzato anche in futuro, ma non puo' andare bene per tutto- aggiunge- il Covid fara' ripensare la gestione della logistica". E dara' alle donne anche la possibilita' di dare il proprio contributo professionale "se si lavorera' molto nell'empowerment femminile- avverte la presidente della Federazione nazionale Chimici e Fisici- risolvendo la questione della conciliazione tra lavoro e vita privata", anche con il contributo degli uomini "che con lo smart working hanno avuto l'opportunita' di capire che lavorare e accudire non e' cosa semplice".
Zampa riporta poi l'attenzione in ambito sanitario rilanciando sull'importanza della ripresa degli screening antitumorali, su cui ancora "non c'e' il tasso di adesione che ci dovrebbe essere. Fare uno screening in tempo- sottolinea- significa ridurre a un piccolo incidente di percorso un problema che invece, preso con tempi diversi, diventa un dramma, a volte anche fatale. Abbiamo dovuto rinviare la Giornata della salute della donna- dice- pensiamo di poterla immaginare a settembre-ottobre", ma "abbiamo bisogno dell'informazione e dei media per sensibilizzare prima di tutto le donne". Donne ancora in parte refrattarie a sottoporsi agli screening a causa di un "pregiudizio", sostiene Vezzani, che va combattuto attraverso campagna informative che mirino a farli percepire come "un modo per migliorare la propria salute e non con messaggi di paura, perche' le persone preferiscono piu' rimuovere le paure che affrontarle".
(Ara/ Dire)