(DIRE) Roma, 17 gen. - "Nelle 12 regioni italiane dove insistono gli ospedali pediatrici, i bambini non vengono ricoverati nei reparti per adulti. Nelle restanti regioni, invece, questo fenomeno puo' essere piu' evidente, poiche' anche se esistono i reparti di Pediatria le specialita' chirurgiche o ortopediche non vengono sempre garantite in un contesto specialistico pediatrico". Lo fa sapere alla Dire Anna Maria Minicucci, direttore generale dell'Azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon di Napoli e vicepresidente dell'Associazione degli ospedali pediatrici italiani (Aopi).
"Parliamo di bambini dai 6 anni in poi, perche' per l'eta' piu' piccola si ricorre sempre a un ospedale monospecialistico anche per le necessita' chirurgiche che richiedono un'assistenza anestesiologica o rianimativa specifica. Il problema piu' evidente, a mio parere, e' legato alla fascia di eta' tra i 16 e i 21 anni. Al riguardo- continua Minicucci- l'Aopi sta realizzando un approfondimento per creare delle reti e delle collaborazioni con gli ospedali per adulti".
Le difficolta' emergono "non solo nelle degenze per acuti, dal momento che nelle acuzie questi ragazzi sono spesso in promiscuita' con gli adulti o gli anziani portatori di esigenze diverse nell'ambito del ricovero. La questione principale- rileva la vicepresidente Aopi- si pone con i pazienti cronici, che sono seguiti sin dalla nascita in un ospedale pediatrico e poi a 16-18 anni vengono presi in carico dalle strutture per adulti". È un passaggio "non facile per loro e le famiglie- rivela Minicucci- fidelizzate alla struttura, avendo maturato nel tempo un rapporto importante con i medici, gli infermieri e il personale degli ospedali pediatrici contraddistinto da una cultura assistenziale piu' accogliente e rassicurante. Questa transizione spesso crea nelle famiglie molti problemi- ripete Minicucci- e stiamo cercando di creare delle equipe multidisciplinari a cui ne siano affiancate altre per adulti nell'ultimo anno di assistenza all'interno dell'ospedale pediatrico, in modo da rendere questo passaggio meno impegnativo".
Per gli approfondimenti clinici, come quelli oncologici, "sembra che per i pazienti nella fascia di eta' tra i 16 e i 21 anni i protocolli che si utilizzano per i bambini risultino piu' appropriati rispetto a quelli per gli adulti. Bisogna, quindi, creare un sistema e un modello organizzativo che si basi sulle esigenze del paziente e garantisca le migliori cure. Spostiamo i medici, creiamo equipe multidisciplinari e garantiamo modelli assistenziali innovativi- conclude la vicepresidente Aopi- una qualita' di vita in ospedale e una cura che sia la migliore possibile per i bambini e i giovani adulti".
(Rac/ Dire)