Roma, 16 gen. - "Forti perplessita'" vengono espresse dalla segreteria della Fimmg Lazio verso il Decreto commissariale della Regione Lazio relativo al "Percorso di riorganizzazione e riqualificazione delle Cure domiciliari", approvato recentemente per il potenziamento delle cure domiciliari. Nei giorni scorsi anche l'Ordine dei Medici di Roma aveva espresso le proprie perplessita'.
"L'aumento della cronicita'- scrive la Fimmg Lazio- ha portato negli anni un fortissimo incremento del carico di lavoro dei Medici di Famiglia che attualmente assistono a domicilio oltre 65.000 pazienti, l'89,8% dei quali ha piu' di 65 anni, il tutto in collaborazione con i Centri di Assistenza Domiciliare (Cad) presenti in ogni Asl. A questo si aggiungono le Rsa con 12.000 posti tra anziani, pazienti con patologie psichiatriche o neoplastiche". I pazienti assistiti in regime di Adi sono nella nostra Regione l'1,93% della popolazione anziana ben al di sotto della media nazionale del 2,5%. Il medico di famiglia "resta troppo spesso solo e deve barcamenarsi tra liste di attesa lunghissime per prestazioni specialistiche domiciliari, senza possibilita' di prioritarizzazione, con personale insufficiente e sempre maggiori orpelli burocratici".
Con il nuovo decreto "la Fimmg Lazio si sarebbe aspettata un potenziamento delle risorse in termini economici e di personale specialistico invece, si legge, che 'le risorse previste sono insufficienti, che il cittadino potra' scegliere l'erogatore di sua scelta, e che si potra' prevedere una compartecipazione al 50% del costo delle prestazioni e che, in ogni caso, il servizio non funzionera' nei giorni festivi'. Il provvedimento potrebbe inoltre impattare negativamente sull'economia di una famiglia con disabili gia' gravata da spese come, per esempio, quella relativa alla assunzione di personale badante di supporto.
Sull'attivazione del servizio non c'e' sufficiente chiarezza, non e' definito il ruolo del medico di Famiglia, che appare sempre piu' escluso dalla gestione del sistema domiciliare, ne' c'e' chiarezza sulle figure con le quali il medico di famiglia si dovra' relazionare e soprattutto si e' scelta la strada di escludere la medicina generale dalla discussione su un argomento cosi' decisivo come la domiciliarita'". Infine, conclude Fimmg Lazio, "quali strumenti concreti avra' il cittadino per scegliere un erogatore? Viceversa, sara' l'erogatore a scegliere il cittadino piu' conveniente? In tempi di liberismo sfrenato e compressione dei diritti sociali non ci stupiremmo poi troppo se a pensarla come Andreotti non ci sbagliassimo di tanto".
(Comunicati)