Roma, 28 ott. - In una Risoluzione la World Medical Association riafferma la sua posizione contraria a eutanasia e suicidio assistito. "Nessun medico dovrebbe mai essere forzato a prender parte in procedure di eutanasia o suicidio assistito".
"Il medico - si legge in una nota - che rispetta il diritto fondamentale del paziente di rifiutare trattamenti medici, non agisce contro deontologia nel non mettere in atto o nell'interrompere tali trattamenti indesiderati al paziente, anche se tale atto esita nel decesso".
Il Presidente della WMA, Dr. Frank Ulrich Montgomery, ha dichiarato: "Dopo aver tenuto consessi consultativi che hanno coinvolto tutti i continenti, siamo convinti che il testo della risoluzione sia in accordo con la visione della maggioranza (Canada e Olanda si sono dimesse dalla WMA, erano anche in consiglio direttivo, a causa delle questioni etiche) dei medici del mondo".
La Risoluzione della WMA: La WMA ribadisce il suo forte impegno nei confronti dei principi dell'etica medica e che deve essere mantenuto il massimo rispetto per la vita umana. Pertanto, la WMA e' fermamente contraria all'eutanasia e al suicidio assistito da parte del medico.
Ai fini della presente dichiarazione, l'eutanasia e' definita come un medico che somministra deliberatamente una sostanza letale o esegue un intervento per causare la morte di un paziente con capacita' decisionale su sua richiesta volontaria. Il suicidio assistito da parte del medico si riferisce a casi in cui, su richiesta volontaria di un paziente con capacita' decisionale, un medico abilita deliberatamente un paziente a porre fine alla propria vita prescrivendo o fornendo sostanze mediche con l'intento di provocare la morte.
Nessun medico dovrebbe essere costretto a partecipare all'eutanasia o al suicidio assistito, ne' nessun medico dovrebbe essere obbligato a prendere decisioni di rinvio a tal fine.
Separatamente, il medico che rispetta il diritto fondamentale del paziente di rifiutare il trattamento medico non agisce in modo non etico nel rinunciare o nel rifiutare le cure indesiderate, anche se il rispetto di tale desiderio provoca la morte del paziente.
(Red)