Roma, 2 mag. - "In questi mesi stiamo vedendone di tutti i colori circa le misure che dovrebbero risolvere o quantomeno arginare il problema della carenza di medici nel nostro Paese. Molte sono colorite, altre fantasiose, altre ridicole, molte pericolose.
L'Italia e' un paese vecchio, con una popolazione sempre piu' anziana, e quindi l'imperativo dovrebbe essere quello di preparare al meglio i professionisti della salute, dai medici, agli infermieri, alle ostetriche, ai fisioterapisti, e tutti coloro che lavorano nel settore. C'e' bisogno, voglio dire, di piu' qualita' e invece si sceglie la scorciatoia della quantita' a basso prezzo. Cosi' facendo diventa concreto il pericolo di mettere a repentaglio l'alto livello di assistenza, che ancora oggi il sistema sanitario nazionale garantisce e, il suo carattere universalistico". Cosi' Pier Luigi Bartoletti, vice segretario Fimmg nazionale, in un intervento sul Sole 24 Ore Sanita'.
"Il fatto e' che negli anni passati abbiamo miserevolmente sbagliato la programmazione. Nel frattempo- prosegue Bartoletti- sono anni che ci si riempie la bocca con progetti di ospedali per intensita' di cure, poi abbiamo strutture di inizio novecento con i padiglioni; il modello organizzativo del sistema sanitario nazionale e' lo stesso di quando si era in epoca di baby boom e di pletora medica, l'impianto normativo ha compiuto quarant'anni, con alcune cosmesi che datano vent'anni. Il finanziamento per il sociale e' ridotto ai minimi termini e pertanto alcuni costi sociali gravano sul gia' scarno bilancio del fondo sanitario".
"Oggi per molti cittadini non e' possibile pagarsi il ricovero in Rsa e l'ospedale rimane il 'rifugium' piu' gettonato. Trovare la soluzione a questi bisogni e' la sfida che abbiamo davanti. Ma con l'acqua alla gola si ragiona male. Se la risposta infatti e' importare medici dall'estero significa ammettere che non sappiamo pensare il futuro. Nel frattempo il 52% dei medici europei che vanno a lavorare fuori dall'Unione sono italiani. I nostri sono richiesti in tutto il mondo con offerte allettanti che molti accettano. Perdiamo l'eccellenza dei nostri medici e immettiamo nel sistema professionisti formati altrove. Questa non e' una soluzione ma la strada per dequalificare e impoverire il nostro modello", si legge ancora nell'articolo del Sole 24 Ore Sanita'.
"Ma anche pensare, deliberare addirittura, di far entrare nel sistema medici senza specialita' oppure ancora in formazione, e' sintomo di pochezza di idee. Anche in questo caso significa essersi arresi o essere pronti a farlo, al ribasso della qualita' delle cure erogate. E questo non e' accettabile. Un sistema come il nostro che, nonostante tutto, funziona e bene, per rispondere ai bisogni del tempo che abitiamo ha bisogno di alte professionalita', di qualificazione degli operatori, di chiarezza nelle procedure concorsuali di assunzione, non di espedienti. E invece sulla medicina territoriale- aggiunge il vice segretario Fimmg nazionale- che garantisce l'accesso universale ai servizi, e che dovrebbe essere l'architrave del cambiamento, si prova a puntare l'indice dello spreco. Sulla telemedicina siamo all'anno zero, e' un moloch di cui si discute da anni, che ha ingoiato milioni e milioni in sperimentazioni mai diventate sistema, con il risultato che ancora oggi e' appannaggio di pochi fortunati. Non ci vuole un'aquila per capire che se mancano i medici pero' si continua ad oberarli di piani terapeutici, carte e cartuccelle, negandogli da un decennio il rinnovo del contratto, stipendi tra i piu' bassi d'Europa e possibilita' di carriera pesantemente limitate da concorsi pilotati, non si va lontano e anzi si imbocca la strada del declino".
"Oggi per salvare la sanita' pubblica e dunque il diritto alla salute garantito dalla Costituzione, occorre un progetto vasto che tengo conto delle nuova realta' sociale, delle sue evoluzioni, della carenza di risorse economiche e che metta al centro con convinzione il territorio. Nell'ex Bel Paese la sanita', uno dei pilastri portanti del nostro sistema democratico oggi non gode di ottima salute, e per guarire ha bisogno di riforme strutturali, di un ripensamento profondo, dell'elaborazione di un nuovo modello che parta dal territorio, di soluzioni che ridiano dignita' di ruolo ed economica ai medici, non di scorciatoie", ha concluso Bartoletti.
(Red)