(DIRE) Roma, 23 lug. - Un test semplice e non invasivo sembra essere in grado di predire l'efficacia di una terapia frequentemente utilizzata nel carcinoma mammario ed e' potenzialmente in grado di aiutare, in futuro, l'oncologo nelle prescrizioni terapeutiche. Lo evidenziano i risultati di uno studio condotto sui campioni di tessuto di 226 donne con carcinoma mammario HER2 positivo, afferenti a diversi istituti e ospedali nel mondo, e analizzati da un gruppo di ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT). I risultati sono pubblicati sullo European Journal of Cancer. La ricerca e' stata sostenuta da Fondazione AIRC, dall'Associazione Italiana Oncologia Medica e dalla Direzione Scientifica dell'INT.
"L'introduzione delle terapie anti-HER2 ha notevolmente migliorato la prognosi delle donne con carcinoma mammario HER2+, in particolare grazie alla somministrazione di due farmaci somministrati insieme, il cosiddetto "doppio blocco", mirati a bloccare il recettore presente sulla membrana cellulare"- spiega Serena Di Cosimo, oncologo medico e ricercatore presso il Dipartimento di Ricerca Applicata e Sviluppo Tecnologico all'INT di Milano- Tuttavia le terapie anti-HER2 sono impegnative e possono essere associate ad effetti collaterali indesiderati".
La disponibilita' di nuove strategie terapeutiche ha fatto si' che aumentasse la necessita' di selezionare le pazienti in modo da somministrare loro il trattamento piu' adeguato. I farmaci anti-HER2 non esercitano infatti lo stesso effetto su tutte le pazienti, e il loro uso in combinazione nel "doppio blocco" potrebbe non essere necessario quando queste traggono beneficio da un solo farmaco.
"È stato condotto uno studio su donne operate di carcinoma mammario HER2+ che ci ha permesso di sviluppare un classificatore molecolare, che abbiamo chiamato TRAR, basato sull'espressione di 41 geni del tumore primario.
Tale classificatore e' in grado di separare le donne a rischio di riammalarsi rispetto a quelle invece guarite dopo trattamento con trastuzumab- spiega Elda Tagliabue, Ricercatore e Responsabile dell'Unita' Bersagli Molecolari del Dipartimento di Ricerca dell'Istituto Nazionale dei Tumori. Per confermare le capacita' del classificatore TRAR di identificare le donne che traggono beneficio dalla terapia con trastuzumab, i ricercatori INT hanno analizzato la casistica internazionale dello studio clinico NeoALTTO, che includeva pazienti con carcinoma della mammella HER2+ trattate con trastuzumab, lapatinib o la loro combinazione in associazione al paclitaxel prima della chirurgia".
"Attraverso la misura dei livelli di espressione genica abbiamo utilizzato il classificatore TRAR su 226 casi- informa Tiziana Triulzi, Ricercatrice dell'Unita' Bersagli Molecolari del Dipartimento di Ricerca dell'Istituto Nazionale dei Tumori- e abbiamo osservato che i casi in cui TRAR e' basso sono associati alla risposta al trattamento fino alla completa scomparsa del tumore mediante chirurgia, la cosiddetta risposta patologica completa". Il classificatore sembra in grado di riconoscere i tumori sensibili ai farmaci anti-HER2, compreso il solo trastuzumab, e la capacita' predittiva di TRAR pare essere indipendente e complementare ad altre caratteristiche note, come lo stato dei recettori ormonali sul tumore. I risultati dello studio forniscono una solida base per analisi future che utilizzino i test di espressione genica per esaminare la risposta agli agenti anti-HER2: individuare la risposta al solo trattamento con trastuzumab, mediante il classificatore TRAR, se ulteriormente confermata potra' evitare inutili e costose terapie con farmaci anti-HER2.
(Wel/ Dire)