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Regioni: "Ora non ci sono presupposti per abolizione numero chiuso, prima servono importanti investimenti"
Roma, 13 feb. - Abolire il numero chiuso aiuterebbe l'Italia a rientrare nel circuito europeo dei paesi "innovatori" in cui ora si trova agli ultimi posti, ma la situazione attuale non da' le basi necessarie per farlo. Questa la posizione delle Regioni contenuta nel documento preparato per l'Audizione in Commissione Cultura del Senato prevista per il 14 febbraio sulle proposte di legge n. 334, 542, 612, 812, 1162, 1301, 1342 sulla revisione della Legge 264/1999 "Norme in materia di accesso ai corsi universitari".
A livello europeo, lo European Innovation Scoreboard 2018, lo studio sulle capacita' innovative dei paesi Ue realizzato annualmente dalla Commissione Europea, conferma un quadro con l'Italia che si colloca fra i "moderate innovators" assieme ai paesi dell'allargamento ad Est, di Spagna, Portogallo e Grecia. L'indicatore di sintesi dell'Innovation Scoreboard, rispetto al quale l'Italia si colloca al 20esimo posto fra i 28 paesi dell'Unione, compendia in se' indicatori su vari elementi dei sistemi nazionali di innovazione.
Il nostro paese presenta vari elementi di ritardo, secondo i governatori, a confronto con la media Ue e soprattutto rispetto ai paesi Scandinavi, ma anche a realta' piu' confrontabili come Francia e Germania.
Le nostre imprese, specie le PMI, investono poco in ricerca e innovazione, partecipano poco ad attivita' di ricerca in collaborazione con altre imprese e/o con Universita' e Enti di ricerca, assumono pochi addetti ad elevata qualificazione (su tutti questi aspetti l'Italia e' 22esima, al di sotto della media Ue).
La disponibilita' di risorse umane qualificate con alti livelli di conoscenze e con elevate capacita' di apprendimento, rappresenta un prerequisito perche' un paese possa intraprendere un percorso di crescita basato su innovazione e creativita': su questo versante l'Italia presenta un ritardo rilevante rispetto anche agli altri aspetti. Sempre nello European Innovation Scoreboard 2018, il nostro paese si posiziona infatti al 24esimo posto nell'indicatore "human resources" (che compendia istruzione dottorale, istruzione terziaria e apprendimento permanente): peggio dell'Italia solo Bulgaria, Ungheria, Croazia e Romania.
Tra gli obiettivi individuati da Europa 2020 uno dei piu' importanti riguarda la popolazione con titolo di studio universitario che nel 2020 dovra' aver raggiunto almeno il 40% della popolazione nella classe di eta' di 30-34. Diciotto paesi dell'Ue hanno gia' raggiunto il target europeo, l'Italia, con 26,2 laureati per abitante, si colloca ancora al di sotto della media Ue (39,1%), in penultima posizione, seguita solo dalla Romania.
"Concludendo - affermano le Regioni - non c'e' dubbio che in Italia manchino laureati e, su diversa scala, dottori di ricerca".
Il numero chiuso, quindi, limita l'avvicinamento all'Europa, ma ci sono molti ostacoli, troppi, per abolirlo tout court nella situazione attuale: costante riduzione dei finanziamenti; vincoli crescenti dal lato dell'offerta (numero di corsi e numero di docenti); riduzione del finanziamenti per il diritto allo studio universitario (meno borse di studio); posti alloggio nelle residenze universitarie insufficienti; scarse misure di "cittadinanza studentesca", quella cioe' per far si' che gli studenti si inseriscano nella realta' sociale ed economica delle citta' in cui formano le proprie competenze non soltanto a livello "tecnico" ma anche sul piano umano e personale.
Un percorso di avvicinamento possibile tra due sistemi ancora troppo distanti, secondo le Regioni, dovrebbe prevedere un piano di azione per l'universita' che preveda "importanti investimenti".
"Se questa fosse la scelta - sostengono i governatori - una scelta com'e' evidente di medio-lungo termine, allora si puo' prefigurare in prospettiva futura l'abolizione del numero chiuso, oggi purtroppo, a nostro parere, - affermano - ancora per molti versi obbligata.
Diversa questione e' secondo le Regioni se il numero chiuso oggi applicato sia ben realizzato e conduca al tipo di selezione auspicata. Gli strumenti utilizzati per la programmazione degli accessi spesso non garantiscono gli esiti desiderati perche' mal costruiti; gli studi sulla loro validita' (concorrente e predittiva) e sulla loro affidabilita' sono ancora pochi e dovrebbero essere incrementati per migliorare le metriche di valutazione oggi adottate.
"Riteniamo urgente - concludono i governatori - realizzare verifiche sistematiche della relazione esistente fra test somministrati e successivo profitto universitario e anche sulla base di tali esiti progettare test migliori e piu' efficaci. Piu' che abolire i test di accesso per i corsi a numero programmato, che per le considerazioni sopra riportate restano irrinunciabili, riteniamo che occorra investire maggiori risorse al fine di migliorarne il funzionamento".
Insomma, controllare, almeno per ora, che i test e le selezioni siano davvero utili e mirate a selezionare persone adatte agli studi che si preparano ad affrontare.
Articolo tratto da quotidianosanita.it (Red)
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PRESIDENTE Antonio Magi |
VICE-PRESIDENTE Pier Luigi Bartoletti |
SEGRETARIO Claudio Colistra |
TESORIERE Luisa Gatta |
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CONSIGLIERI MEDICI |
Foad Aodi |
Musa Awad Hussein |
Roberto Bonfili |
Stefano Canitano |
Gianfranco Damiani |
Giuseppe Imperoli |
Luigi Tonino Marsella |
Cristina Patrizi |
Ivo Pulcini |
Rosa Maria Scalise |
Maria Grazia Tarsitano |
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COMMISSIONE ODONTOIATRI |
PRESIDENTE Brunello Pollifrone |
SEGRETARIO Sabrina Santaniello |
COMPONENTI Nicola Illuzzi |
Giuseppe Marzo |
Giovanni Migliano |
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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI |
PRESIDENTE Alfredo Cuffari |
COMPONENTI Emanuele Bartoletti |
Maria Cristina Billi |
SUPPLENTE Antonio Manieri |
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