Roma, 30 apr. - Con una piccola stimolazione elettrica diretta dall'esterno, in modo assolutamente non invasivo, a retina e nervo ottico si possono ottenere dei miglioramenti visivi nei casi di ipovisione piu' o meno grave. È quanto hanno dimostrato ricercatori e medici dell'Universita' Cattolica - sede di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs. È il risultato di uno studio su circa quaranta pazienti condotto dal dottor Giuseppe Granata, neurologo presso il Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs e coordinato dal professor Paolo Maria Rossini, direttore dell'Area di Neuroscienze del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e Ordinario di Neurologia all'Universita' Cattolica sede di Roma, pubblicato sulla rivista scientifica "Brain Stimulation".
Gli esperti si sono avvalsi della 'stimolazione elettrica transcranica', una tecnica gia' in uso clinico per malattie quali la depressione maggiore. "Si tratta- spiega il neurologo del Gemelli Granata- di una stimolazione elettrica non invasiva con corrente alternata che si applica vicino agli occhi mediante degli elettrodi a coppetta che il paziente percepisce al massimo come un piccolo formicolio o una leggerissima scossa elettrica".
"Secondo studi recenti- continua Granata- la stimolazione sarebbe in grado di eccitare la retina e in parte anche il nervo ottico. Noi l'abbiamo testato su pazienti ipovedenti di varia gravita' (da marcata riduzione del campo visivo alla cecita' praticamente completa), colpiti sia da lesioni retiniche che del nervo ottico e cerebrali coinvolgendo a oggi circa quaranta pazienti". Si e' visto che un ciclo di stimolazioni effettuate per due settimane (cinque giorni su sette) per 20 minuti al giorno puo' generare in una quota consistente di pazienti ipovedenti, un miglioramento della funzione visiva residua. Nello studio pubblicato su "Brain Stimulation", con il prezioso supporto del professor Benedetto Falsini, docente di Oftalmologia all'Universita' Cattolica sede di Roma, e' stato dimostrato che in un gruppo di questi pazienti ipovedenti dopo ciascun ciclo di stimolazione vi e' miglioramento oggettivo dell'ampiezza dei potenziali evocati visivi, ovvero della risposta cerebrale a stimoli luminosi.
"Molti dei pazienti trattati hanno riferito anche dei miglioramenti soggettivi piu' o meno significativi- continua il dottor Granata- I miglioramenti ottenuti in genere perdurano nel tempo anche se non e' noto quanto a lungo (in media almeno un paio di mesi)". "Al momento- conclude il dottor Granata- dato che la prestazione non puo' essere effettuata attraverso il Servizio Sanitario Nazionale stiamo creando un percorso per effettuarla in attivita' privata presso il Policlinico Gemelli".
(Comunicati)