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Diete estreme per il 7% degli italiani, allerta danni neurologici nei feti

Vania (Umberto I): "Vegetariani e vegani necessitano di integrazioni"

Pubblicato:14-12-2019 11:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:45

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ROMA – Diete vegetariana e vegana sono abitudini consolidate nel Belpaese, ma quali sono le conseguenze di questi stili alimentari sulla salute dei feti prima, dei neonati e dei lattanti dopo? Dalla fotografia Eurispes 2019 non sembra più una questione trascurabile, dal momento che le diete restrittive riguardano in totale il 7% della popolazione: il 5,4% degli italiani è vegetariano e l’1,9% è vegano. Ne parla oggi al primo congresso unitario di pediatria nel Lazio, promosso dalle sezioni regionali della Sip, Sin e Simeup, Andrea Vania, professore aggregato di Pediatria e responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione pediatrica al Policlinico Umberto I di Roma.

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“Sono considerate estreme quelle diete in cui ci sono delle restrizioni di gruppi alimentari abbastanza spinte, e più le restrizioni sono numerose e più possiamo dire che la dieta sia estrema. Il problema non è l’estremizzazione in sé- chiarisce Vania- perché questi regimi alimentari vengono seguiti anche in base a scelte etiche sulle quali non si può dire nulla. Ognuno è libero di sceglie le proprie vie etiche. Il problema consiste, invece, nel farsi seguire da persone capaci ed esperte in nutrizione a seconda dei vari momenti della vita. In gravidanza- precisa il medico- può essere il ginecologo, il pediatra se la signora ha avuto già altri bambini, può essere il suo medico o un nutrizionista. Insomma, occorre una persona che sappia come gestirla per evitare di fare errori grossolani che abbiano degli effetti negativi importanti sul feto”.

I due micronutrienti più critici da questo punto di vista “riguardano il DHA degli Omega3, così come una delle vitamine del gruppo B, ovvero la vitamina B12. Vengono entrambe prevalentemente dal mondo animale e i vegani- prosegue Vania- come chiunque segua un’alimentazione molto restrittiva, hanno dei problemi nel gestirle”. Sui prodotti alternativi lo specialista consiglia di “fare attenzione per capire se funzionano. La mancanza di questi due micronutrienti, o bassi livelli, possono comportare dei danni soprattutto neurologici già nel feto, successivamente nel neonato e poi nel lattante”. 

I DANNI DI UNA DIETA ESTREMA

Il ferro è un altro micronutriente che può rappresentare una criticità. “Lo è per quelle persone che seguono un’alimentazione che non è di per sé povera di ferro, se pensiamo ai legumi e a tutte le verdure verdi che ne contengono tanto- aggiunge il nutrizionista- perché il problema è riuscire ad acquisirlo in quantità sufficienti per coprire le necessità in gravidanza sia della mamma che del feto”. Le famiglie che seguono stili alimentari ristretti devono “farsi seguire da persone che sappiano gestire questo tipo di alimentazione, per consigliare loro le integrazioni giuste. Sono dei tipi di alimentazione che necessitano per forza di un’integrazione in vari aspetti e- avverte il medico- il non tener conto di questo e pensare che si possa fare tutto ‘alla carlona’ purtroppo comporterà nel bambino piccolo quasi inevitabilmente dei danni che non sono solo a breve termine, e quindi recuperabili. In alcuni casi si tratta di danni a lungo termine e irrecuperabili, come il danno neurologico. Il sistema nervoso centrale si forma in un periodo molto breve della vita- ricorda Vania- che si chiama finestra critica di sviluppo. Se in quella finestra critica commetto degli errori grossolani ma importanti, quel danno che si determinerà non potrà essere superato nemmeno se intervengo a posteriori con una integrazione adeguata. Quel danno che già c’è stato rimarrà- conclude- posso limitarlo, fermarlo ma difficilmente si potrà tornare indietro”.

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