In un liceo artistico nasce il periodico 'A casa 24 ore'
Roma, 30 mar. - Si chiama 'A casa 24 ore', ed e' il giornale ai tempi del coronavirus ideato dagli studenti del liceo artistico musicale di Cagliari 'Foiso Foi' con la loro professoressa di italiano e storia Giorgia Atzeni.
"Ho pensato che lavorare sulle pagine di storia fosse un po' sterile in questo momento- spiega l'insegnante- cosi' ho chiesto ai ragazzi di scrivere degli articoli stimolando un po' la loro intelligenza".
La professoressa ha lanciato l'appello che e' stato subito raccolto dagli studenti. "Mi piacerebbe che ognuno di voi mi raccontasse, anche brevemente (per iscritto, con disegni o un video) che sensazione si prova a stare a casa, lontani da scuola, in questo momento drammatico- ha scritto nell'invito rivolto ai ragazzi e alle ragazze del liceo- ricordiamoci che viviamo in un'isola, e questo ha i suoi pro e i suoi contro. Se foste voi a gestire il territorio nazionale, che provvedimenti prendereste per tutelare gli isolani?".
Il giornale ideato dai ragazzi e' ricco di rubriche: dall'intervista impossibile a Dante, alla lettera al coronavirus, e poi una rubrica della speranza e riflessioni sui pro e contro della didattica a distanza con i punti di vista degli studenti. "Prima di tutto i partecipanti delle lezioni online possono lavorare al proprio ritmo, se sei piu' veloce degli altri non sei costretto ad aspettarli- raccontano i ragazzi a favore delle lezioni online- Al contrario, se sei lento, puoi prenderti tutto il tempo che ti serve per completare gli esercizi assegnati. Si possono fare i compiti stando comodi in pigiama, e inoltre imparare in un ambiente familiare rende il lavoro molto piu' semplice. A scuola, devi seguire il programma che l'insegnante ha scelto per te, completare le richieste entro tempi prestabiliti e limitati alla permanenza in classe- continuano i ragazzi nell'articolo- Seguendo delle lezioni online, invece, sei tu a decidere in quale momento per te e' piu' opportuno studiare".
Per i contrari, invece, la lezione a distanza "e' totalmente spersonalizzata: impartire delle regole attraverso un dispositivo elettronico e' piu' complicato, e questo avra' delle ripercussioni in ambito sociale- dicono i sostenitori del metodo tradizionale- l'interazione con le altre persone coinvolte in una lezione online e' complicata. Siamo schierati davanti a uno schermo, e questo puo' portare anche a problemi di salute fisica come problemi alla vista, tensioni muscolari e problemi alla schiena".
La professoressa Atzeni in questi giorni segue i ragazzi attraverso le piattaforme Meet ed Edmodo, ma ha anche creato un gruppo Whatsapp. E i risultati sono stati sorprendenti: "molti dei ragazzi che erano poco partecipi in classe mi hanno inviato piu' materiale del solito, lavorano di piu'. Da casa anche i piu' timidi riescono ad intervenire". Unico neo: alcuni hanno difficolta' con le connessioni o ad avere un computer perche' l'unico che hanno in casa e' usato dagli altri famigliari. "In ogni caso- racconta la professoressa- abbiamo detto addio alla lezione frontale. In questa fase a fare piu' fatica sono i colleghi piu' anziani, ma pian piano si sono attivati tutti".
(Red/Dire)