Coronavirus, dirigente Milano a studenti: No delirio collettivo, imparate da Manzoni
L'appello alla razionalita' di Domenico Squillace del 'Volta'
Roma, 2 mar. - In questo clima di frenesia da coronavirus, un dirigente scolastico si e' preso del tempo per scrivere ai suoi studenti e invitarli alla calma, con "un buon libro", ad esempio il Manzoni o il Boccaccio. Il preside in questione e' Domenico Squillace del 'Volta' di Milano, proprio quel liceo che, scrive Squillace, "non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni" sono i nomi delle vie intorno alla scuola e percio', leggendo 'I Promessi Sposi', scrive ancora Squillace, sembrera' che le parole del Manzoni "piu' che da un romanzo siano sbucate fuori da un giornale di oggi".
Pur astenendosi dal commentare l'opportunita' dei provvedimenti presi, la lettera e' un invito alla riflessione: siate lucidi e razionali, dice in sintesi, non perdete l'umanita', non vedete l'altro come un nemico, non fate razzia isterica di cibo, e soprattutto non sprecate il vostro tempo, leggete, passeggiate. Date retta al Manzoni e al Boccaccio che raccontano le epidemie di peste a Milano e Firenze, loro vi indicheranno la strada maestra.
"Cari ragazzi, niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. Quello che voglio pero' dirvi e' di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare - con le dovute precauzioni - a fare una vita normale. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c'e' alcun motivo - se state bene - di restare chiusi in casa. Non c'e' alcun motivo per prendere d'assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi e' malato, servono solo a loro. La velocita' con cui una malattia puo' spostarsi da un capo all'altro del mondo e' figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po' piu' lentamente", prosegue il dirigente scolastico.
E qui il messaggio: "Uno dei rischi piu' grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor piu' Boccaccio, e' l'avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l'imbarbarimento del vivere civile. L'istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile e' quello di vederlo ovunque, il pericolo e' quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non e' poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui e' figlia per preservare il bene piu' prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanita'. Se non riusciremo a farlo la peste avra' vinto davvero. Vi aspetto presto a scuola".
(Red/Dire)
|