Roma, 14 ott. - "Quella ambientale e' la piu' grande sfida che si trova ad affrontare l'umanita', ma purtroppo noi lo consideriamo ancora un tema marginale. Oggi gli studenti, in una classe capovolta, hanno ribaltato l'ordine del processo educativo e stanno insegnando a noi cose che abbiamo dimenticato o non abbiamo ancora compreso". Lorenzo Fioramonti, ministro dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca, inaugura cosi' l'incontro 'P come Pianeta', che si e' svolto a Firenze nell'ambito della fiera Didacta Italia, dedicata all'innovazione digitale.
"Il fatto che i ragazzi invitino ad ascoltare la scienza e' rivoluzionario- ha continuato Fioramonti- Abbiamo bisogno di raccontare un modello di sviluppo diverso. C'e' una rivoluzione del modo di concepire la societa', e le scuole possono essere dei grandi attori di un cambiamento che parta dal basso.
Il messaggio di Greta e' rivoluzionario perche' mette in discussione il fondamento del nostro modo di concepire la societa'".
Intervistato da Rossella Muroni, deputata ed ecologista, il ministro ha affrontato i temi ambientali e la loro declinazione nelle scuole, allargando poi il discorso ad un cambiamento piu' generale. "La sfida che abbiamo di fronte e' culturale, sociale ed economica, non solo ambientale- ha proseguito Fioramonti - I cambiamenti climatici ci ricordano che il nostro modello sociale e' incompatibile con gli equilibri del pianeta. Abbiamo fatto nostra una visione della produttivita' sbagliata in partenza. Il Pil non si potrebbe calcolare se non ci fossero le istituzioni scolastiche a creare quel benessere invisibile che e' il substrato su cui si basa tutto il resto. Abbiamo bisogno di un nuovo modello industriale che concepisca la scuola come investimento e la formazione come una realta' sacrosanta".
Sul ruolo dei docenti ha poi aggiunto: "viviamo un equivoco in cui il mondo parla di un cambiamento radicale, le tecnologie ci consentono di fare questo passaggio eppure siamo bloccati con politiche industriali ferme nel '900. Oggi abbiamo bisogno di cambiare le regole della produttivita', e in quest'ottica gli insegnanti risulterebbero piu' produttivi di tanti altri che oggi non sono abbastanza produttivi. Cosi' uscirebbero dal loro guscio e rivendicherebbero un ruolo nella societa'. È un passaggio culturale che e' stato fatto nel '700 e che oggi forse riusciremo a replicare fino ad arrivare a questa consapevolezza".
Infine, sull'edilizia scolastica, ha commentato: "mi rifiuto di pensare che il mio ruolo sia solo quello di rimettere a posto porte e pareti. Bisogna anche avere una visione che renda la scuola migliore. Anche l'edilizia scolastica deve essere approcciata con una visione: scuole sicure ma anche accoglienti, innovative e sostenibili. Utilizzare le rinnovabili nelle scuole, ad esempio, non e' una spesa ma un investimento serio. Torniamo a rendere le scuole sicure ma sicure con un modello intelligente. Non accettiamo il ricatto per cui sognare una scuola migliore e' in contraddizione con il pragmatismo".
(Red/ Dire)