Pagnoncelli: E' problema di tutta la comunita'. Bene ddl Dori
Roma, 7 ott. - "Voi legislatori sarete piu' efficaci se insieme offriremo un modello di riferimento positivo, facendo si' che nella scuola e nella famiglia coloro che sono motivati a progettare interventi preventivi siano anche incentivati concretamente a proseguire". La pensa cosi' Davide Pagnoncelli, psicologo e psicoterapeuta, audito dalla commissione Giustizia della Camera dei deputati nell'ambito dell'esame della proposta di legge recante modifiche al codice penale e alle norme in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori.
"Non gestiamo il bullismo come se fosse una questione personale- continua il terapeuta- propria di una singola famiglia. È una problematica che deve essere affrontata da tutta la comunita' che educa a vari livelli". Il progetto di legge a prima firma dell'onorevole Devis Dori registra, comunque, un saluto positivo dello psicologo: "È una proposta che consente di aggiornare e precisare meglio alcune normative giuridiche e sanzioni, ma soprattutto mette al centro la scuola e la famiglia. Sollecita progetti educativi di prevenzione e formazione per contrastare i comportamenti criminali, devianti e antisociali tra i quali il bullismo e il cyberbullismo". Nello specifico, "l'articolo 1 prevede una copertura penalistica degli atti rientranti nel fenomeno del bullismo". Pagnoncelli puntualizza, pero', che "sebbene il principale strumento di contrasto sia sempre la prevenzione, quando questa non e' risultata efficace la sanzione dovra' essere calibrata sulla personalita' del soggetto interessato. Il percorso correttivo e rieducativo, se ben strutturato, consente di stimolare e comprendere il disvalore sociale dei comportamenti gravemente lesivi e di prendere consapevolezza delle specifiche responsabilita' personali".
In un'ottica di attenzione preventiva, la novita' dell'articolo 4 del progetto di legge e' quella tesa ad individuare le condotte aggressive commesse anche verso oggetti e animali. "Le ricerche e l'esperienza insegnano che la stragrande maggioranza degli autori di bullismo abbia attuato in precedenza condotte lesive verso gli animali, che restano sottostimate. È importante non criminalizzare precocemente nessuno, ma occorre osservare con attenzione per intervenire tempestivamente".
Un suggerimento, invece, lo psicologo lo rivolge sulla qualita' degli aspetti educativi presenti nel disegno di legge. "L'educazione deve avere i connotati della reciprocita' tra famiglia, scuola, comunita' e individui, seguendo una logica di circolarita' formativa e di intervento continuo e permanente. La scuola e' il luogo del confronto dialogico, e' fatta di relazioni prima che di metodologie, contenuti e tecnologia. È nella scuola che si sviluppa l'intelligenza sociale- ricorda lo psicologo- e, come ricorda Alfred Adler, 'il sentimento sociale e' il barometro della normalita''. Piu' il sentimento sociale si affievolisce, o addirittura sparisce, e piu' le problematiche psicosociali si aggravano". Per questo motivo "e' importante partire dalla scuola per costruire progetti di formazione e prevenzione, perche' il bullismo si puo' prevenire promuovendo esperienze di sviluppo del sentimento sociale e stimolando la nascita di leader positivi. Il bisogno fondamentale dell'adolescente- ricorda lo psicologo- e' essere visto, riconosciuto e approvato da qualcuno, soprattutto dal gruppo dei pari. Chi si sente valorizzato usera' molto meno metodi autoritari".
In ultimo, l'articolo 6 prevede un numero verde. "Puo' essere un'opportunita' preziosa, ma solo se si struttura in modo adeguato con figure professionali competenti. Non dobbiamo mai far sentire la vittima una pecora nera- consiglia l'esperto- dobbiamo far crescere i ragazzi e non i loro problemi". Non e' ipotizzabile quindi, secondo Pagnoncelli, pensare a percorsi di prevenzione "mordi e fuggi", poiche' nel campo d'azione non ci sono solo gli autori degli atti di bullismo, ma anche le vittime e gli spettatori silenziosi. "Questi ultimi sono sempre sottovalutati e deresponsabilizzati, mentre hanno bisogno pure loro di un intervento educativo adeguato. I ragazzi ci imitano anche quando sembra che non ci ascoltano o ci contestano- ricorda lo psicologo- e agli adulti spetta il compito di offrire un modello di riferimento per lo sviluppo dell'intelligenza emotiva e sociale. Dove non c'e' una buona qualita' delle relazioni interpersonali e' piu' facile che sorgano le problematiche di dipendenza. Una societa' funzionale si costituisce sulla base di una rete di relazioni interpersonali caratterizzate meno dall'Io e piu' dal senso del noi e della comunita'".
(Red/ Dire)