Progetti dell'istituto genovese coniugano non violenza ed educazione ai media
Roma, 16 dic. - Ascolto, empatia, immedesimazione e comprensione. Sono gli ingredienti dei progetti per la prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo portati avanti alla scuola secondaria di primo grado 'Alice Noli' di Campomorone (Genova).
"La prevenzione del bullismo concerne piu' in generale l'educazione al rispetto- spiega a diregiovani.it la docente referente Raffaella Giulietti- Quello che io faccio e' affiancare alla didattica vera e propria momenti di riflessione in cui i ragazzi abbiano l'opportunita' di stare in piccoli gruppi ed ascoltare se stessi ed i compagni".
La visione di filmati - che pero' scongiurino "l'effetto spettacolo a favore di un'analisi obiettiva dei fatti" commenta Giulietti - precede generalmente momenti di discussione in cui i ragazzi fanno "emergere quello che hanno provato sul piano emotivo, cercando di mettersi nei panni dei protagonisti.
Cosi', tramite il confronto, i ragazzi arrivano a una definizione condivisa di bullismo o cyberbullismo e delle sue figure: il bullo, il gregario, il complice".
Bullismo e cyberbullismo, dunque, ma anche altre forme di comportamento violento, come mobbing, stalking e razzismo sono gli argomenti trattati alla 'Noli'. E non solo durante le lezioni, ma anche in orario extrascolastico. Ad esempio aderendo al progetto 'Zanshin tech'. Si tratta di una disciplina che coniuga i principi delle arti marziali orientali, come la non violenza e il rispetto, con la conoscenza delle nuove tecnologie. Il suo scopo e' applicare il metodo dei maestri giapponesi, i cosiddetti 'sensei', alla prevenzione di fenomeni come il cyberbullismo, l'adescamento, le truffe online e altri tipi di aggressioni digitali.
All'interno del 'dojo' - cioe' il luogo fisico degli incontri - la classe si allena al computer e, imparando a destreggiarsi in un sistema di mosse e contromosse, studia le tecniche per riconoscere e contrastare i pericoli della rete. I giovani partecipanti diventano cosi' 'guerrieri digitali': studiano casi reali, ascoltano le esperienze dei compagni, acquisiscono elementi di informatica e di tecnologia hardware e software. Il tutto seguendo un codice d'onore: regole inviolabili la prima delle quali e' 'non usare cio' che impari per fare del male', semmai 'usalo per aiutare'.
(Mao/Dire)