Sant'Anna Pisa prima in Italia, il rettore: Risultato di tanto lavoro
"Vogliamo essere tra primi 100 al mondo, servono investimenti dello stato"
Roma, 1 ott. - La Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa consolida la sua posizione leader tra le universita' italiane, nonostante un aumento della competitivita' con gli altri atenei.
È stato infatti pubblicato il World University Rankings pubblicato da Times Higher Education (The), in cui l'Italia e' presente con 43 universita' nella classifica del 2019, rispetto alle 40 dell'anno scorso. E l'istituto italiano di punta, la Sant'Anna, guadagna appunto due posizioni, fino alla 153esima, mentre la seconda universita' piu' importante, la Scuola Normale Superiore di Pisa, scala 23 posizioni raggiungendo il 161esimo posto. La classifica annuale definitiva, ora giunta al suo 15esimo anno, continua a essere l'elenco piu' competitivo grazie agli oltre 1.250 istituti di istruzione superiore in tutto il mondo, un incremento rispetto ai 1.100 dello scorso anno, con 86 Paesi rappresentati rispetto agli 81 dell'anno scorso.
Per il rettore della Scuola Superiore Sant'Anna, Pierdomenico Perata, questo risultato "e' una importante conferma in un settore estremamente competitivo. Il numero di universita' censite e' aumentato di molto, piu' di quelle dell'anno scorso. Ci sono piu' competitor, ma noi miglioriamo la nostra posizione". Dietro questo risultato "non c'e' una ricetta o un segreto in particolare. E' il risultato di anni di lavoro, non si raggiungono certi livelli con uno stratagemma o una ricetta- spiega ancora il rettore intervistato dall'agenzia Dire- È il risultato di politiche accurate che puntano a reclutare professori e ricercatori bravi e produttivi. Buona parte di questi ranking sono basati sulla valutazione delle pubblicazioni scientifiche". L'importante e' "lavorare bene, accuratamente e fare attenzione nello scegliere le persone, nel fornire condizioni di lavoro di elevato livello per garantire una produzione scientifica che viene valorizzata, misurata e confrontata con altri. E proprio il confronto con gli altri ci consente di capire se la direzione che abbiamo preso e' quella giusta. E cosi' sembra essere".
Per Phil Baty, direttore editoriale di Global Rankings, "e' stato un anno molto positivo per l'Italia: 43 istituti italiani sono presenti nella nostra classifica del 2019, con tre nuove entrate e 3 presenze nell'elite globale delle prime 200. Tuttavia per continuare a migliorare, le universita' italiane farebbero bene a investire di piu' per incrementare la loro capacita' di ricerca e le collaborazioni internazionali". Investimenti che pero', spiega Perata, "faremmo volentieri se avessimo le risorse per investire. Sappiamo che il sistema universitario italiano e' sottofinanziato largamente. È una indicazione corretta ma anche una osservazione da fare a livello piu' alto, e' la politica che deve decidere se vuole credere nel sistema universitario o no. È l'Italia che dovrebbe investire di piu' per incrementare la proporia capacita' di ricerca".
Il potenziale "lo abbiamo mostrato, nonostante siamo in sottofinanziamento, con fatica si riescono a guadagnare posizioni nel ranking. La domanda dovrebbe essere 'Come facciamo a posizionare alcune nostre universita' tra le prime 100'. Il nostro obiettivo e' essere tra le prime 100 universita' al mondo. Noi ci proviamo, ma serve uno Stato che ci creda e cosi' l'obiettivo sarebbe alla nostra portata". Risultati come questi, conclude il rettore del Sant'Anna di Pisa parlando con l'agenzia Dire, sono "fondamentali per attrarre studenti e mitigare la fuga di cervelli. Le classifiche, infatti, hanno un forte impatto comunicativo".
(Red/ Dire)
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