Roma, 5 mar. - "L'istituzione scolastica non e' piu' sicura, rassegniamoci. Per questo c'e' un serio bisogno di regole ferree ma, piu' di tutto, una sana e pura educazione alla cittadinanza e alla fratellanza, che si acquisisce col tempo e con la dedizione". Sono le parole di Roberta Clemente studentessa del liceo Palumbo di Brindisi che riflette sugli ultimi fatti di cronaca che hanno visto protagonisti giovani alunni: dallo studente che aggredisce la docente, al ragazzo ferito con un coltello dal compagno di scuola.
"E voi, miei coetanei, cosa pensate al riguardo? - prosegue Roberta - Credete di poter rimettere insieme, un giorno, i cocci rotti di un vaso fragile qual e' la nostra istituzione scolastica? Cosa fare con le famiglie, allora? A noi giovani la risposta".
Di una diversa opinione e' Emanuele Caviglia del liceo Albertelli di Roma: "Tutti d'accordo sulla disumanita' di certi comportamenti, ma a dividere l'opinione pubblica e' il modo di porsi davanti a questa vicenda: a finire sul banco degli imputati della gogna mediatica, infatti, oltre ai singoli episodi deplorevoli di per se', e' la generazione dei ragazzi di oggi.
Siamo effettivamente passati - aggiunge - da un'epoca in cui il rapporto genitori-figli era piu' formale ma i ruoli erano piu' definiti e ci si assumeva piu' responsabilita', ad uno in cui mamme e papa' assecondano un po' troppe richieste e non riconoscono le colpe dei propri pargoli. Chissa', forse per non riconoscere le loro. Comunque sia, sebbene vero, questo rimane un discorso che con le aggressioni a scuola c'entra ben poco.
Abbassiamo la voce, fermiamo queste polemiche fini a se' stesse, soffiamo su questo polverone".
"Nelle scuole, tra alunni e docenti c'e' sempre stato un certo distacco basato sul rispetto, che ha permesso l'armonia tra giovani e adulti. Purtroppo pero', con il tempo le cose sono cambiate - afferma invece Viviana sorrentino del Palumbo di Brindisi- e continuano a cambiare sempre in peggio. Le vecchie ma buone maniere non vengono utilizzate da tutti e con questo il rispetto manca. Se non c'e' piu' rispetto tra ragazzi e adulti, figuriamoci tra ragazzi e ragazzi. Credo - conclude - che tutto cio' sia una conseguenza del calo della severita' con cui vengono educati i figli dai genitori e alunni dai docenti, a tutto cio' che vediamo guardandoci intorno. Forse dovrebbero esserci delle punizioni rigide, come molti anni fa".
Per Paolo Ferrara anche lui studente del liceo brindisino e' la scuola che ha la necessita' di "un cambiamento radicale in modo da adattarsi al tempo. Si necessita di molta piu' sicurezza e di una maggior intensita' per quanto riguarda gli stimoli verso i ragazzi che si sentono persi e senza nessun punto di riferimento". Ma si chiede "sara' forse questo il motivo di tanta rabbia?", un altro punto su cui riflettere e' la "troppa acquiescenza, bonarieta' e mitezza" dei genitori di oggi: "fare il genitore e' un mestiere a tutti gli effetti, ma e' definitivamente e indubbiamente constatato che un'eccessiva iperprotettiva sia solamente nociva per i ragazzi".
Per Sara Tarantino del liceo Volta di Reggio Calabria l'origine di tutta questa violenza e' invece da ricercare in un processo molto piu' ampio: "la globalizzazione, cosi' come l'uso scellerato del web, hanno generato tanti piccoli ometti tutti identici. Cosa spinge i ragazzi ad essere tutti omologati? Sui social viene diffusa oggigiorno quasi un'idea del giusto e del sbagliato, del brutto e del bello. I ragazzi, trascorrendo la stragrande maggioranza del loro tempo con gli occhi puntati sul loro smartphone, sono privi dell'elemento che permette all'uomo di distinguersi e di vivere la sua vita per cio' che e' realmente: la fantasia".
E' amareggiata Sara mentre riflette su quello che sta accadendo perche' "questi giovani rappresentano il futuro del mondo. Non per fare di tutta l'erba un fascio, ma se questo e' cio' che sta accadendo oggi fra questi 'ometti', che cosa ne sara' del nostro mondo domani? Dalla situazione odierna si puo' intravedere solamente un futuro costituito da tanta criminalita', tanta scelleratezza, nessuna novita', nessuna rosa rossa in mezzo ad un campo di margherite bianche".
I giovani, secondo la studentessa dell'Ovidio di Sulmona Anna di Bartolo, "non riescono piu' a vedere le strutture educative come tali. Insomma, la cosa che preoccupa maggiormente noi giovani e' che ormai ci preoccupa tutto! Non riusciamo ad andare a scuola spensierati. E non mi riferisco a compiti in classe, interrogazioni e voti, bensi' proprio a questi atti di bullismo e di violenza. Nelle scuole ormai si respira un'aria scomoda, di disagio e paura, per chi piu' e per chi meno".
Ma la soluzione a tutto questo prova a darla la studentessa Marika Caniglia: "Forse e' banale, ma proprio perche' sembra banale viene messa da parte e a volte dimenticata, ma si tratta solo di essere educati e di avere rispetto verso un altro essere umano".
(Red/ Dire)