Gueli (preside): ascoltare famiglia e intervento anche pomeriggio
Roma, 14 mag. - Il liceo Azzarita di Roma ha affrontato un caso di uno studente recluso sociale (hikikomori). "Siamo intervenuti con l'ascolto del problema che ci ha portato la famiglia", spiega alla Dire il preside del Liceo Azzarita di Roma Roberto Gueli dove si e' tenuto il seminario 'Hikikomori. Il ritiro sociale degli adolescenti e la scuola come risorsa'.
Il problema e' emerso perche' il giovane non frequentava piu' le lezioni. "Ci siamo documentati per capire cosa fare, poiche' spesso serve un intervento sia la mattina che il pomeriggio, quando i compagni di scuola non ci sono. I ritirati sociali hanno paura di avere contatti con gli altri- precisa il dirigente scolastico- e bisogna farli venire in orari in cui non ci sono altri studenti".
Fondamentale la collaborazione con la famiglia. "Ci deve aiutare a riconoscere qual e' il problema", perche' inizialmente puo' "essere scambiato con le crisi di panico, con l'ansia da prestazione, con presunti atti di bullismo o problemi di alimentazione. Occorre riconoscere subito il fenomeno per affrontarlo. Questi ragazzi sono tutti estremamente bravi e intelligenti- conclude Gueli- non hanno problemi dal punto di vista del profitto".
"È quasi pronta una circolare sui ragazzi ritirati. Permettera' l'istruzione domiciliare anche senza ospedalizzazione per riavvicinare gli studenti a un contesto sociale". Lo fa sapere Guido Dell'Acqua, dell'Ufficio IV (Bisogni educativi speciali), DG Studente del Miur, intervenendo al convegno sugli Hikikomori a Roma.
"La valutazione e' centrale nella scuola- prosegue Dell'Acqua- caratterizza il rapporto con la famiglia, per questo motivo sostengo che la valutazione e la didattica debbano essere personalizzate".
La circolare prevedera' la possibilita' di derogare al limite massimo delle assenze in presenza di un'adeguata certificazione e se ci sono elementi di valutazione". Per la valutazione, consiglia Dell'Acqua, "si possono proporre video lezioni e video compiti, o ancora far venire a scuola i ragazzi con questa problematica di pomeriggio, quando non ci sono gli altri alunni".
La scuola "deve essere flessibile. Anche in Piemonte e' in preparazione una circolare per gli hikikomori (i ritirati sociali). Paola Damiani, referente BES-USR per il Piemonte, mi ha contattato per far parte di questa circolare. Dobbiamo essere flessibili con tutti e non solo con i ritirati". In conclusione, le parole d'ordine sono: "Flessibilita', relazione e personalizzazione per tutti".
Hikikomoriitalia.it e' il blog ideato nel 2013 da Marco Crepaldi, psicologo sociale, presidente e fondatore dell'Associazione Hikikomori Italia, convinto che il fenomeno dei ritirati sociali riguardi tutti e non solo i giapponesi. "Mi hanno contattato i ragazzi, poi la stampa, le Tv e infine centinaia di genitori", racconta in occasione del seminario. Dal blog e' nato un gruppo facebook e poi un'associazione di genitori che conta attualmente 1.000 genitori provenienti da tutta Italia, accomunati dal fatto di avere figli volontariamente reclusi in casa.
"A Roma l'associazione conta 70 famiglie. Le citta' con piu' genitori asspciati sono Roma, Torino e Milano. Partiamo dai genitori- spiega Crepaldi- aiutiamo loro a cambiare la prospettiva da cui guardare il problema per farli sentire parte attiva e favorire un cambiamento nazionale nel sociale. Vogliamo creare una rete che consenta di generare un ambiente propenso ad aiutare il figlio a tornare nella societa'". La cultura incide sulla "base del ritiro e la base comune degli hikikomori e' la volonta di scappare da questa competitivita'- chiarisce Crepaldi- fuggire dalla pressione di dover raggiungere uno standar per riuscire. La pressione di realizzazione sociale e' la vera causa che crea gli hikikomori ovunque nel mondo", sottolinea lo psicologo sociale.
Un hikikomori in Giappone e' "il ragazzo isolato almeno da 6 mesi che non studia e non lavora. Sono 1 milione di casi in Giappone, ma il governo sta utilizzando dei criteri molto rigidi per abbattere i numeri e oggi parla di 500 mila casi. In Italia- aggiunge l'esperto- le stime parlano di 100 mila casi e riguardano per lo piu' adolescenti nel momento del salto dalle scuole Medie alle Superiori. Di solito l'isolamento si concretizza nei primi anni delle Superiori. La maggior parte degli hikikomori in Italia ha tra i 14 e i 25 anni e l'eta' media e destinata a crescere se non interveniamo. L'isolamento non si risolve da solo e se diventa cronico- avvisa Crepaldi- poi e' sempre piu' difficile convincere il ragazzo ad abbandonare la situazione".
Sono tre le fasi del ritiro: prima i giovani si allontanano dagli ambienti sociali, poi lasciano la scuola e poi si isolano anche dal Web. "Per noi non e' una patologia- sottolinea lo psicologo- ma un disagio sociale che, se prolungato, puo' portare alla patologia". L'associazione lavora allora sulle buone prassi per evitare di "mettere ulteriore pressione su questi ragazzi. È necessario abbassare le pressioni sociali e quindi lavoriamo molto con i genitori sulla prevenzione, per riuscire a riconoscere i segnali premonitori ed evitare che l'isolamento diventi cronico. Portiamo questo messaggio nelle scuole", ha concluso.
Presente al convegno anche Elena Carolei, la presidente dell'associazione Hikikomori Italia Genitori Onlus e mamma di un ragazzo che oggi sta bene. "Un figlio ritirato spaventa e fa pensare con preoccupazione al futuro. Attraverso una porta chiusa non possiamo vedere lo spiraglio del cambiamento. In Italia abbiamo creato 13 gruppi che in tutte le regioni cercano di dare sostegno. Dobbiamo trovare un modo- conclude- per stimolare nei nostri figli l'autostima".
(Red/ Dire)