Roma, 22 gen. - Antonio Russo e' un giovane di 26 anni di Piano di Sorrento. Sogna di fare l'agricoltore in quelle terre famose per gli agrumi e le noci ma ogni giorno e' costretto a sbattere contro delle norme antiquate e logoranti che rischiano di far sparire pian piano il vanto sorrentino. La prima cosa che balza all'occhio e' la scritta bianca in ferro battuto che sporge in rilievo sul cancello verde; una sola parola, calda e accogliente: WELCOME. Ad attendermi all'entrata e' Antonio Russo, un giovane di 26 anni che coltiva un piccolo appezzamento di terra a Petrulo, Piano di Sorrento. Gli stringo la mano, robusta e callosa, ben diversa dalla maggior parte dei suoi coetanei e mi guida all'interno del suo orto. "Ti ho pure preparato una cosa" dice, mentre mi mostra un tavolo con sopra biscotti e una brocca di aranciata: una bella colazione tra le colline che si affacciano sul mare e il vento che soffia leggero e fresco". Ma e' tutto di tua proprieta' questo terreno? gli chiedo. "No, sono in affitto da una signora. Ho circa cinquemila e ottocento metri quadri, tra qui e gli altri appezzamenti qua intorno" mi risponde, indicandoli con le mani. Ci sediamo su una panchina nel giardino: "Allora Antonio, parlami un po' di questo tuo sogno di fare l'agricoltore, abbastanza inusuale tra i giovani della tua eta'". "Ho sempre avuto il sogno di lavorare la terra, di vivere a stretto contatto con essa. La mia idea di agricoltura e' la Permacultura, una sorta di etica della terra e della persona. Si basa sul rispetto della natura, delle risorse, sul non produrre rifiuti e non inquinare. È un nuovo modo di coltivare. Per esempio, il contadino classico di Sorrento, una volta che pota un albero, poi brucia i rami; io invece li prendo e li do alle pecore che ne mangiano le foglie, poi li metto nel bio-trituratore, diventano concime e infine li uso nell'orto. Tutto a rifiuto zero". Si ferma un attimo, abbassa lo sguardo. Nei suoi occhi si legge tutta la determinazione che spinge un giovane della sua eta' a intraprendere uno dei piu' umili mestieri. "Sai - riprende - io voglio vivere di quello che produce la terra ma il problema e' che purtroppo nessuno piu' ci crede, nessuno e' disposto a mettere un terreno nelle mani di un lavoratore, meno che mai se questo e' un giovane. Il Sorrentino medio che ha un terreno preferisce lasciarlo incolto piuttosto che affidarlo a qualcuno che glielo coltivi. Gli stessi contadini ormai hanno perso il vero legame con la terra. E sai perche'? Perche' sono stati imbrogliati per troppo tempo dalla burocrazia e dalla grande distribuzione di massa." "Fammi un esempio pratico di questi impedimenti." "Allora, io voglio sistemare delle baracche che ho nel giardino perche' ormai sono vecchie e lacere. Non voglio costruire niente, voglio solo sostituire queste capannette con delle casette di legno prefabbricate di IKEA. Il Comune non mi vieta di farlo, ma mi dice che e' necessaria l'autorizzazione paesaggistica, il progetto certificato e altri vari permessi. In sostanza ci vogliono due/ tremila euro per poter mettere un capanno degli attrezzi a norma. Per il Comune, che io voglia mettere una capanna in legno e materiali riciclati o costruire un grattacielo di cemento, e' la stessa cosa.
Il suo parlare e' prorompente e continuo, impetuoso come una tempesta che sbatte sulle scogliere e sembri non finire mai, immagine piu' che mai adatta a questa terra, divisa tra mari e monti che hanno dato la vita a generazioni di naviganti che hanno segnato i corsi degli oceani e della storia. Antonio e' un fiume in piena, non si ferma, mi anticipa e non mi da' neanche tempo per fargli delle domande. Sono la passione e la fiducia nelle sue idee che lo spingono a continuare, con quella testardaggine propria del contadino sorrentino, piu' dura della terra che zappa tutti i giorni. Continua: "Ed e' naturale che poi un contadino si scoraggi, soprattutto un giovane come me che ha poca esperienza. Un' altra cosa che purtroppo ha causato l' abbandono dell' agricoltura e' stata questa: il contadino sorrentino quando faceva il raccolto lo portava direttamente al mercato e in questo modo faceva arricchire chi poi smerciava il prodotto. Perche' io, contadino, devo vendere un chilo di patate a dieci centesimi a te, intermediario, che poi lo venderai a due euro? " Si alza dalla panchina e mi invita a vedere l' orto. È tutto pulito e organizzato secondo le regole della Permacultura che Antonio mi spiega passando tra filari e solchi. " Chi compra direttamente il raccolto da me - continua - mi sta aiutando a realizzare la mia idea di agricoltura sostenibile, rinnovabile e non inquinante. Io ho forti ideali, ma ovviamente se non trovo qualcuno che mi da' una mano rimangono idee e non fatti. E sai la cosa assurda qual e'? Che se io avessi chiesto un terreno a qualsiasi proprietario o contadino locale, nessuno me lo avrebbe concesso. Io adesso coltivo questo appezzamento perche' e' di una signora svedese di nome Britt, perche' e' l' unica che crede in me e mi vuole sostenere. Si comporta come una madre verso il figlio e non come il padrone verso il colono. Se fosse stata sorrentina non me lo avrebbe permesso. " Dalle parole di Antonio si capisce come il problema sia non solo la burocrazia, ma anche la mentalita' locale che impedisce ad un giovane di realizzarsi nel suo lavoro e soprattutto di innovare e portare nuove idee. " Guarda - mi dice indicando un filare di verza - questa la coltivo senza alcun prodotto chimico. Ho in mente di usare coccinelle e rane per eliminare gli insetti e i parassiti che infestano l orto." " È un progetto ambizioso, come hai intenzione di portarlo a termine? " " Sto studiando ma vorrei realizzarlo il prima possibile. Ho saputo che una persona a Castellammare ci e' riuscita, quindi posso provarci e riuscirci anche io. Basta impegnarsi, poi tutto si realizza" "Sei una persona caparbia. Hai mai trovato qualche ostacolo che non sei riuscito a superare e ti ha portato via molto tempo?" " Quando ho iniziato, questo terreno era tutto incolto, guarda ora invece com'e'. Sono passati quattro anni, gli ostacoli li supero e il tempo cerco di non sprecarlo mai.
L'agricoltura richiede tempo, e se non la segui costantemente puoi perdere tutto quello che hai ottenuto con molta fatica. Ti faccio un esempio personale: io lavoro alle Axidie e soprattutto in estate non ho il tempo di venire a controllare l'orto. Quando a settembre sono salito a vedere in che condizioni fosse, ho trovato tutte le piante secche e il giardino pieno di sterpaglie. Ho avuto vari attacchi di panico nella stessa giornata. È stato in quel momento che ho pensato - ' e' meglio avere un lavoro sicuro o un sorriso sicuro?' - continuare con uno stipendio fisso e certo o provare a fare quello che io veramente voglio? Cosi' ho rassegnato le mie dimissioni". "E a chi ti dice - ' Antonio ma cosi' facendo lasci uno stipendio sicuro '- come rispondi?" " Rispondo che ha ragione. Io lascio il mio lavoro stipendiato, e' veroà Ma perche' non provare a inseguire il mio sogno?". La mia visita e' finita, ci avviamo all' uscita. Noto una vasca da bagno in un angolo, in pessime condizioni e bucata sul fondo. " Antonio, e questa vasca? È vecchia e rotta, perche' la conservi invece di buttarla?" " Ma allora cosa hai capito della mia idea di Permacultura? - risponde con tono ironico - la usero' come vasca per un lombricaio. Proprio perche' e' rotta, vecchia e bucata io la riutilizzo. Che senso avrebbe comprare una vasca nuova? Meglio riciclare quello che gia' ho a disposizione." Rimango zitto, mi ha tolto le parole da bocca. Coerenza, passione e anche una buona dose di coraggio sono alla base delle scelte di Antonio e di chi, come lui, tenta in ogni modo di realizzare il proprio sogno, lottando contro burocrazia e mentalita' conservatrice, per dimostrare che i giovani hanno voglia di fare e di sporcarsi le mani.
Di Christian Aversa - Liceo Classico Publio Virgilio Marone (Red/ Dire)