(DIRE - Notiziario settimanale Scuola) Roma, 21 ott. - Per cambiare il mondo cominciamo dai bambini. È lo slogan che il presidente della Comunita' di Sant'Egidio Marco Impagliazzo ha scandito nel corso del suo intervento alla presentazione del libro della Comunita' di Sant'Egidio curato da Adriana Gulotta per edizioni San Paolo 'Alla scuola della pace. Educare i bambini in un mondo globale', che si e' svolta oggi pomeriggio nella sala Benedetto XIII della sede della Comunita' di Sant'Egidio a Roma alla presenza della ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli.
Uno slogan che riprende quello delle origini: "Per cambiare la citta' iniziamo dai bambini". Ed e' di citta', di bambini, di scuole, che parla questo libro. Un libro sulla storia della Comunita' di Sant'Egidio, ma soprattutto "un libro di storie", come sottolinea il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Storie che fanno il punto sull'esperienza delle scuole della pace, i centri fondati da Sant'Egidio per sostenere bambini e adolescenti nell'inserimento scolastico e aiutare le loro famiglie, proponendo un modello educativo solidale, capace di superare barriere e discriminazioni. "Un viaggio attraverso Sant'Egidio", dice Andrea Riccardi, fondatore della Comunita', storico e autore della prefazione al libro, lungo "il suo cammino di quasi mezzo secolo tra le strade di Roma e del mondo, vedendo il mondo stesso con gli occhi dei bambini, soprattutto di quelli poveri delle periferie".
Ed e' proprio dalle periferie, dalla Roma delle baracche, che le scuole della pace mossero i loro primi passi, per lottare contro l'esclusione dei figli dei baraccati, che spesso non andavano a lezione perche' non avevano scarpe e vestiti o perche' non potevano lavarsi. Scuole che non si sostituivano all'istruzione pubblica, ma nascevano come "strumento flessibile", che spesso diventava una doposcuola, un corso di educazione alla pace. Non un catechismo, come sottolinea Riccardi, ma "una scuola in cui le differenze si componevano in un quadro religiosamente ispirato, secondo lo spirito di Assisi".
"Non un libro sull'educazione", ribadisce lo storico, ma su come, attraverso le scuole della pace, le scuole di popolo, la Comunita' di Sant'Egidio ha promosso l'inclusione, partendo dalle periferie di Roma e di Napoli, per arrivare nel corso degli anni alle periferie del mondo, promuovendo l'uguaglianza a partire dalla valorizzazione delle diversita'. Attraverso la parola, il contatto con il dolore e la sofferenza dei bambini, la pace.
Strumenti che richiamano, nello spirito e nel metodo, l'opera di don Lorenzo Milani e la sua azione di inclusione, come sottolineano Tarquinio e Fedeli: "C'e' molto di don Lorenzo Milani nel metodo della Comunita' di Sant'Egidio- sottolinea il ministro-. C'e' molto nella scuola italiana del metodo di don Milani, per questo credo che con le scuole delle pace abbiate contagiato positivamente la scuola italiana, attraverso la capacita' della parola, che non e' solo insegnare, ma educare alla cittadinanza". "Io me li ricordo i bambini delle baracche che venivano a scuola" racconta la giornalista Maria Novella De Luca, che incalza il ministro: "C'era un tipo di impegno su questi ragazzini che via via si e' andato perdendo. Il potenziamento scolastico oggi e' a pagamento. Dov'e' finita questa spinta? Rimane nella Comunita' di Sant'Egidio, nelle esperienze dei maestri di strada, che pero' purtroppo sono finite".
"La scuola che non lascia indietro nessuno- conclude Fedeli- dovrebbe tornare al centro del dibattito pubblico e non bisogna considerare ogni progetto che va verso l'inclusione contro la nazionalita' italiana. Si investe sempre troppo poco su questo terreno, pero' ci deve aiutare anche il dibattito pubblico che si occupa troppo poco di un tema che invece secondo me e' fondamentale".
(Red/ Dire)