(DIRE - Notiziario settimanale Scuola) Roma, 3 lug. - Secondo recenti indagini sulla dispersione scolastica, negli ultimi anni vi e' "una decrescita del fenomeno: dal 20,8% del 2006 all'attuale 14,7%. Un dato ancora troppo alto". E' quanto rivela il ministro dell'Istruzuione, Valeria Fedeli nel corso di un'audizione in commissione Periferie alla Camera. "I dati- ha aggiunto Fedeli- evidenziano una differenziazione tra sessi (donne intorno al 12%, uomini oltre il 16%) e forti differenze nei tassi di abbandono tra le diverse regioni rispetto al raggiungimento dell'obiettivo, stabilito dall'UE (UE, 2020), del 10% entro l'anno 2020. Si va da un +14 % rispetto al traguardo UE (24% di abbandoni) di Sicilia e Sardegna al -2% del Veneto (8% di abbandoni). Cosi' a 50 anni dalle denunce di don Milani ('la scuola non deve essere un ospedale che cura i sani e respinge i malati') la nostra scuola e' ancora in parte esclusiva, perche' i tassi elevati di abbandoni e di livelli critici di conoscenza coincidono con le zone piu' povere d'Italia dove sono concentrate le famiglie socialmente escluse e dove e' minore l'accesso a libri, biblioteche, musei, rete dei servizi per la prima infanzia, sport, fruizione digitale".
"Nelle 14 aree metropolitane- spiega ancora Fedeli- gli studenti che hanno abbandonato il sistema scolastico nella scuola secondaria di primo grado, nel corso dell'anno scolastico 2014/2015 e nel passaggio all'anno successivo, sono l'1,1% (il dato complessivo che si registra in Italia e' lo 0,9%). Salgono al 5,2% nella scuola secondaria di secondo grado (rispetto al 4,6% del tasso di abbandono complessivo che si regista in Italia). Sono ovviamente dati caratterizzati da importantissimi divari tanto a livello macro territoriale quanto a quello micro territoriale, con punte anche del 7,5% in alcune zone del Paese". Secondo il ministro quindi, "missione della nostra scuola e' rilanciare la sua decisiva funzione democratica di ascensore sociale", perche' "a uscire dal sistema d'istruzione e formazione sono quasi sempre i figli di genitori poveri con bassi livelli d'istruzione e che vivono in situazioni multi-fattoriali di esclusione".
(Red/ Dire)