(DIRE - Notiziario settimanale Scuola) Roma, 10 apr. - "Tullio De Mauro e' venuto a mancare tre mesi fa e la sua scomparsa si fa sentire piu' forte e piu' dolorosa che mai. Come eredi di questo patrimonio abbiamo il dovere di mantenere vivo il suo impegno e farne occasione di crescita condivisa per il nostro Paese". Lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli durante l'incontro a Montecitorio dal titolo 'Tullio De Mauro, alfabeto civile: i pensieri e le parole'. "Sono stata nominata ministro dell'Istruzione qualche settimana prima della scomparsa di De Mauro- ha aggiunto Fedeli- Non sono cosi' riuscita a realizzare la mia intenzione di vederlo e di confrontarmi direttamente con lui sul nostro sistema di educazione e formazione. Ma, in omaggio alla sua figura, abbiamo attivato un lavoro di ricerca interno alla Biblioteca del Miur per rintracciare tutte le evidenze della sua azione di ministro (ha ricoperto l'incarico dall'aprile del 2000 al giugno del 2001). Documenti, comunicati stampa, discorsi programmatici, verbali di sedute ci hanno restituito l'immagine di un uomo appassionato, innamorato della cultura del Paese e intenzionato a lavorare su piu' fronti - dall'educazione dei ragazzi a quella degli adulti - per costruire forme di cittadinanza attiva e avvertita, fondamentali per realizzare un'Italia che fosse emanazione concreta dei primi 12 articoli della nostra Costituzione in termini di sviluppo, crescita, rispetto dei diritti e pari opportunita'".
"È stato lui stesso a dire: 'Qualunque popolazione, anche la piu' incolta, non puo' non avere una sua capacita' di elaborazione culturale'. Tullio De Mauro- ha sottolineato il ministro- durante tutto il suo percorso di studioso, di intellettuale, di ministro, ha voluto attestare questo cammino e restituire l'orgoglio alla scuola italiana, valorizzare il lavoro svolto dagli insegnanti per tirare fuori il nostro Paese dall'analfabetismo e realizzare condizioni di partecipazione alla vita civile del Paese. In un'intervista rilasciata nel 2000 affermava che 'bisogna pensare che ancora nel 1970 piu' delle meta' delle leve giovani non riusciva a completare la scuola dell'obbligo, che da otto anni sulla carta gia' esisteva. Quindi nel cammino dei decenni Ottanta e Novanta, in questo cammino di venti, di trent'anni, sono successe delle cose abbastanza straordinarie. Non c'e' nessun Paese la cui scuola abbia lavorato altrettanto per accorciare le distanze culturali e scolastiche nella popolazione, con un investimento che e' molto inferiore a quello di tutti gli altri Paesi europei'.
Dobbiamo riappropriarci di questa attestazione di stima nei confronti del nostro sistema di istruzione, dobbiamo tutti noi essere consapevoli della nostra storia, per agire con fiducia nei tempi che verranno, consci del fatto che il nostro patrimonio di conoscenze e competenze e' vasto - e va comunque rafforzato -, cosi' come ampia e' la determinazione e l'ambizione degli italiani a crescere, a svilupparsi, a incidere nella societa' - nazionale, europea, globale - con il loro sapere e con le loro intelligenze. Grande e' la volonta' di partecipare. L'abbiamo dimostrato in passato, come De Mauro ha voluto ricordarci, possiamo continuarlo a fare in futuro, abbandonando lo storytelling della rassegnazione".
(Red/ Dire)