In Emilia-Romagna e a Bologna "non ci sono state richieste"
(DIRE - Notiziario settimanale Scuola) Bologna, 10 apr. - La sentenza di Torino sul panino in classe "non ha avuto effetti in Emilia-Romagna" e tanto meno a Bologna, dove "non ci sono richieste in queste senso". Lo dice la presidente di Camst, Antonella Pasquariello, e lo conferma il direttore dell'Ufficio scolastico regionale, Stefano Versari, questa mattina al convegno organizzato in Regione sulla ristorazione collettiva, alla presenza del ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli. "Bisogna sbarrare la strada alla scuola fai da te su molti aspetti- sostiene in termini generali il ministro- perche' e' sbagliato per i nostri ragazzi: dobbiamo evitare una regressione culturale ed educativa". La sentenza di Torino, aggiunge Fedeli, "pone a tutto il Paese non solo al ministero la scelta dell'investimento sui percorsi formativi dei nostri ragazzi fin dai primi momenti dell'istruzione. Dobbiamo essere tutti consapevoli che l'educazione alimentare previene malattie e patologie. Non e' un tema solo della scuola, se non lo si comprende non ci si prende tutti la responsabilita' di rispondere ai problemi.
Abbiamo sempre ragionato alla refezione pensando solo alla parte sanitaria, dobbiamo fare salto di discontinuita' culturale". Insieme al ministero della Salute, assicura Fedeli, "abbiamo la responsabilita' di dare una valutazione e un orientamento in modo unitario a tutte le scuole" sul pasto da casa. "Aspettiamo la sentenza definitiva- aggiunge il ministro- ma quella attuale si e' incuneata in uno spazio aperto, quindi non ci sottrarremo, nonostante le tante difficolta' segnalate". Sotto le Due torri, pero', a quanto pare finora il via libera al pasto da casa non ha attecchito. "Assolutamente non ci sono richieste in questo senso a Bologna- assicura Pasquariello, a margine del convegno- forse perche' dal 1904 in citta' si fa ristorazione scolastica", quindi c'e' "culturalmente piu' attenzione al valore sociale della mensa a scuola". Anche in Emilia-Romagna "non ci sono state ricadute", conferma Versari, secondo il quale "ci si e' voluti incaponire sul tema del diritto. Il problema sono gli automatismi- sostiene il provveditore- e' l'ente locale che prima di tutto deve decidere se ci sono le condizioni per attivare il servizio", ovvero per permettere di consumare il pasto portato da casa.
Poi, continua Versari, "e' l'Ausl che ci deve dire se c'e' un problema igienico-sanitario. La scuola e' l'ultimo aspetto.
Quando tutto e' pronto, la scuola c'e'- assicura il direttore dell'Usr- sara' un costo in piu' per la collettivita', ma ce ne assumeremo l'onere". Conferma i suoi timori sulla sentenza anche la vicesindaco e assessore alla Scuola del Comune di Bologna, Marilena Pillati. "Si rischia di determinare situazioni in cui l'alimentazione a scuola di ciascun bambino dipende dalle risorse materiali e culturali della propria famiglia- afferma- un terribile passo indietro, mentre servirebbero molti passi avanti per sviluppare ovunque un servizio di refezione scolastica di qualita'".
(Red/ Dire)