"Ora sono accompagnati dal professore di sostegno specializzato"
(DIRE-Notiziario settimanale Scuola) Roma, 24 ott. - "Ormai e' quasi un anno e mezzo che sentiamo parlare della Legge 107, ricordata da tutti come 'La Buona Scuola'. Invece si sente parlare molto meno di quelle che sono le deleghe legate alla 107. Ne esiste una particolarmente importante e anche rivoluzionaria: quella sull'inclusione. Una delega fondamentale per il nostro modello di scuola, il modello che noi abbiamo in mente e che rivede finalmente l'inclusione come un qualcosa che possa essere fatto da tutti i docenti accompagnati dal cosiddetto docente di sostegno specializzato". Lo dice Simona Malpezzi, deputato Pd ed esponente della commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera, aprendo la sessione pomeridiana del secondo giorno di convegno dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) sul tema 'Linguaggio e comunicazione'.
"Voglio ricordarlo con un certo orgoglio, perche' questo e' il governo che per la prima volta ha inserito il concorso per la classe docente di sostegno. Classe di concorso che prima non esisteva. Proprio per dire- spiega Malpezzi- che e' necessaria una specificita' ulteriore per proseguire questo percorso con i bambini". Il rivedere tutto il tema dell'inclusione all'interno della delega "significa dire davvero che il docente di sostegno e' un docente di sostegno alla classe. Significa dire che abbiamo voglia di mettere dei soldi per aiutare gli altri docenti a formarsi sui temi dell'inclusione. Sappiamo che sono sensibili, ma sappiamo anche che spesso, proprio per come e' stata pensata per troppo tempo la scuola italiana, il docente di sostegno e' sempre stato visto come una sorta di docente a parte. È invece docente del consiglio di classe, e' docente di un'equipe che deve imparare sempre di piu' a lavorare insieme. Non perche' gli insegnanti non lo vogliano ma perche' spesso non sono stati messi nella condizione di poterlo fare. La delega sul sostegno dice questo- chiosa il deputato Pd- e lo fa insieme ad un'altra delega che e' quella sulla formazione iniziale degli insegnanti, in cui si afferma che tutti gli insegnanti devono avere almeno delle basi per poter affrontare l'importante e delicato tema dell'inclusione".
"Qualcuno ha detto che vogliamo medicalizzare la figura dell'insegnante di sostegno- continua Malpezzi-, non e' il nostro compito e non e' la nostra volonta'. Per noi e' importante rafforzare qualsiasi intervento educativo affinche' l'inclusione sia davvero una vera inclusione. Gli insegnanti devono essere messi nella condizione, attraverso una specificita' maggiore, di affrontare quelle che sono purtroppo le diverse patologie che si sono sviluppate anche nel corso di questi anni. Ci siamo trovati ad avere pochi strumenti e tanta buona volonta'. Oggi, insieme alla buona volonta' e alla preparazione, aggiungiamo qualche strumento in piu': abbiamo iniziato lo scorso anno toccando in modo particolare il tema dell'autismo, creando dei poli per effettuare una regia e una sinergia all'interno di diverse scuole. Anche questa e' una grande scommessa fatta insieme ad alcune Regioni- sottolinea la deputata- che ha portato l'Italia ad essere all'avanguardia su questi temi, come lo era stata quando la famosa legge sull'inclusione e' diventata tale".
Secondo Malpezzi serve "uno maggiore sforzo e un impegno collettivo per provare a rimodulare anche la visione del tempo scuola e del tempo dedicato all'inclusione stessa, in una sorta di compartecipazione. Da parte nostra c'e' tutta la volonta' a rivedere le certificazioni affinche' davvero la tematica dell'inclusione non sia legata solo ed esclusivamente a un processo di burocratizzazione estremamente rigido, che ha visto le famiglie, spesso in difficolta', perdersi tra i meandri della burocrazia. Occorre una rivisitazione delle certificazioni, un centro unico di controllo e di verifica, un'attenzione alla crescita del bambino che possa garantire il piu' possibile la continuita' didattica. So che non e' un momento facile per la scuola, per il grande numero di assunzioni e per la grande mobilita' che abbiamo visto nelle nostre classi. Siamo pero' sulla strada giusta e una fatica difficilissima che vale la pena di fare- conclude- proprio perche' la prospettiva futura e' quella di una scuola migliore".
(Wel/ Dire)