(DIRE-Notiziario settimanale Scuola) Bologna, 14 mar. - In occasione della Festa della donna, Almalaurea ha tirato le somme sul divario di genere nel mercato del lavoro. E i risultati non sono buoni: le donne italiane, infatti, pur ottenenendo "risultati piu' brillanti lungo il percorso formativo e in tutti gli indirizzi di studio rispetto ai colleghi maschi, sul mercato del lavoro scontano ancora un forte divario in termini non solo occupazionali e contrattuali, ma anche e soprattutto retributivi".
Secondo i dati che emergono dalle Indagini AlmaDiploma e AlmaLaurea, si conferma in Italia "un differenziale a favore dei maschi che, a parita' di condizioni, non diminuisce con il passare del tempo". Eppure, gia' alle superiori le ragazze si mostrano piu' brave dei compagni maschi: infatti, "il voto medio di diploma e' rispettivamente 78,4 per le ragazze contro 75,2 dei ragazzi", e la tendenza si conferma all'universita', dove "tra i laureati del 2014, dove e' nettamente piu' elevata la presenza femminile (60%), la quota delle donne che si laureano in corso e' superiore a quanto registrato per i loro colleghi, il 47% contro il 42% degli uomini", e il voto medio di laurea "e' 103,1 per le prime e 100,8 per i secondi". Non solo, le donne svolgono piu' tirocini e stage riconosciuti dal proprio corso di laurea, il 60% contro il 52% dei maschi. Tutto questo "sebbene le laureate provengano in misura maggiore da contesti famigliari meno favoriti sia dal punto di vista culturale che socio-economico". Infatti, "il 25% delle donne ha almeno un genitore laureato, contro il 32% dei maschi, e il 20% proviene da una famiglia di estrazione economica elevata, contro il 24% dei loro colleghi".
Nonostante le performance piu' brillanti negli studi, pero', le donne "fanno piu' fatica dei loro colleghi a realizzarsi professionalmente, al punto che per 'giocare alla pari' devono essere piu' qualificate, in Italia ancora di piu' di quanto non capiti nel resto d'Europa". Il Rapporto di Almalaurea mostra infatti che "tra i laureati magistrali, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere sono pari al 7%: lavorano 83 donne e 90 uomini su 100". E a un lustro dal titolo il lavoro stabile diventa una prerogativa maschile: puo' contare su un posto sicuro, infatti, "il 77% degli occupati e il 64% delle occupate".
In particolare, ha "un contratto a tempo indeterminato il 44,5% delle donne rispetto al 56% degli uomini". Le differenze di genere si confermano anche dal punto di vista retributivo: tra i laureati magistrali che dopo cinque anni lavorano a tempo pieno "il differenziale e' pari al 21% a favore dei maschi: 1.597 euro contro 1.316 euro delle colleghe". I vantaggi per gli uomini restano anche a parita' di gruppo disciplinare, tanto che le donne "pagano un pegno maggiore anche se intraprendono i percorsi formativi che hanno piu' riscontro sul mercato del lavoro, come ingegneria, professioni sanitarie, economico-statistico o scientifico". Ad esempio, nelle professioni sanitarie, dove "i tassi di occupazione e la stabilita' sono simili (per entrambi 97% per occupazione e oltre 94% per stabilita'), il guadagno resta piu' alto per i maschi: 1.668 euro mensili netti contro i 1.483 delle colleghe". Anche nel campo dell'ingegneria le donne restano piu' precarie e guadagnano meno: puo' contare su un posto sicuro "il 76% delle occupate e l'83% degli occupati, e lo stipendio e' di 1.569 euro contro i 1.759 degli uomini".
La situazione non cambia neanche quando le donne scelgono un percorso economico-statistico o scientifico: in questo caso "non solo restano elevate le differenze occupazionali (rispettivamente 88% contro il 92% dei maschi, e 82% contro il 91%), e contrattuali (il 76% contro l'83,5% sono stabili nel primo campo, e 48% contro il 60% nel secondo), ma anche i guadagni restano sempre inferiori: 1.415 euro contro il 1.602 euro e 1.458 contro il 1.653".
E nei percorsi dove storicamente la presenza femminile e' piu' marcata, come l'insegnamento, l'ambito letterario, psicologico e linguistico? Anche in questo caso il divario resta. Se le differenze a livello retributivo "calano, come nel letterario e insegnamento (1.174 euro mensili contro 1.263 euro; 1.150 contro i 1.201), le donne restano comunque penalizzate: hanno meno chance occupazionali dei loro colleghi (rispettivamente 74,5% contro il 76%, 79% contro l'89%), e una minore stabilita' (42% contro il 53%; 62% contro l'80%)". Se puntano alla strada della psicologia, gli uomini "non solo sono piu' occupati (88% contro il 79,5%) ma anche piu' stabili (73% contro il 65%) e percepiscono guadagni superiori (1.370 euro contro 1.159)". Infine, nel solo indirizzo di studio in cui le donne hanno la meglio dal punto di vista occupazionale rispetto ai loro colleghi, il percorso linguistico (lavora l'85% delle femmine contro l'81% dei maschi), gli uomini "possono contare su una maggiore stabilita' e guadagni piu' alti delle loro colleghe (rispettivamente 54% contro 51%; 1.398 euro contro 1.268)".
(Wel/ Dire)