Contro l'odio, per i diritti umani
Giannini: Servono educazione, consapevolezza e conoscenza
(DIRE-Notiziario settimanale Scuola) Roma, 11 apr. - I pericoli che puo' nascondere un certo tipo di linguaggio, i rischi che si possono correre attraverso la rete, attraverso i social network. E ancora, attraverso il linguaggio si definisce una comunita' e chi resta fuori viene anche fatto oggetto di insulti. Si e' parlato di questo, e non solo, alla Sala del Mappamondo alla Camera dei Deputati, in occasione della Giornata internazionale Onu contro le discriminazioni. Qui l'Alleanza parlamentare contro l'intolleranza e il razzismo del Consiglio d'Europa e la Delegazione parlamentare italiana presso il Consiglio d'Europa, hanno organizzato la giornata 'NO HATE' contro l'intolleranza e il razzismo del Consiglio d'Europa, "contro l'odio" con "l'educazione ai diritti umani".
Molti gli studenti intervenuti, che hanno ascoltato gli interventi degli ospiti, tra cui quello dell'onorevole Milena Santerini, di Francesco Spano, direttore dell'Unar - l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali - e quello del ministro dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca, Stefania Giannini.
Il ministro ha sottolineato l'importanza di tre fattori per cercare di contrastare fenomeni negativi come il razzismo, come l'odio, ovvero l'educazione, la consapevolezza e la conoscenza.
La conoscenza, quindi, "di fenomeni di aggressione, di odio verbale", ha spiegato Gainnini facendo l'esempio del web, perche' "nella rete c'e' del bene e del male".
Bisogna poi produrre "anche consapevolezza. Se si conosce il pericolo si puo' agire meglio. Avere e dare a educazione al valore centrale" ed e' quello che "che stiamo facendo. Il nostro Governo ha istituto un sito ben fatto, per ragazzi, per adulti, per insegnanti. Insomma per tutti i cittadini che vogliono capire di piu' sul potere anche negativo che puo' avere il linguaggio".
A proposito di media, di social network: "Se hanno la capacita' di fermare l'odio? Se ci sono conoscenza e consapevolezza, si puo' sperare di scatenare una reazione etica, di conoscenza e civilta'. Se non c'e', allora nei social c'e' l'aggressore, che spesso e' anonimo. Ma c'e' spesso anche l'indifferenza di chi magari osserva".
Una considerazione pesante, una battuta pesante, uno scherzo che poi puo' spingere chi e' piu' debole anche a cercare di togliersi la vita come successo, lo scorso gennaio, alla 12enne di Pordenone. L'importanza, quindi, del linguaggio, i rischi che puo' nascondere. Secondo il ministro, a proposito proprio di linguaggio, "la scuola deve fare molto di piu di quello che sta facendo. Non perche' abbia perso il ruolo di trasmettitore di conoscenze linguistiche, ma perche la realta' e' talmente tanto complessa che si deve dare ai ragazzi strumenti di interpretazione critica della realta'".
(Wel/ Dire)
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