SCUOLA. Roma, arte e riscatto. A Pelanda opere detenute in mostra
Progetto donne dentro e fuori, con liceo artistico Enzo Rossi
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 8 giu. - Libere dentro per esserlo anche fuori. E quale strumento migliore per poter raggiungere la libertà se non l'arte? È il progetto 'Donne dentro e fuori', che ha visto coinvolte le ragazze, del liceo artistico Enzo Rossi, struttura interna alla casa circondariale Rebibbia di Roma. Circa 80 opere che sono state esposte fino a sabato scorso nello spazio Factory della Pelanda - nell'ex mattatoio di Testaccio - la maggior parte realizzate dalle allieve/detenute e alcune provenienti dalla sede centrale dell'istituto, a Tiburtino III. Un progetto, quindi, che utilizza l'arte come strumento di educazione della persona in un contesto difficile come quello carcerario. Da oltre dieci anni, infatti, il liceo Enzo Rossi ha attivato dei corsi di arte figurativa durante i quali è possibile imparare a realizzare opere e manufatti.
Il programma delle tre giornate ha previsto eventi di musica, danza, teatro. Presenti all'inaugurazione della mostra alla Pelanda di Testaccio, tra gli altri, il preside dell'Istituto Enzo Rossi, Mariagrazia Dardanelli, l'assessore alle Politiche Giovanili e alla Scuola, Paolo Masini, il direttore dell'Ufficio scolastico della Regione Lazio, Gildo De Angelis, la direttrice della casa circondariale femminile Rebibbia, Ida Del Grosso e le alunne della sede centrale dell'istituto Enzo Rossi. "Sono orgoglioso di questo progetto- ha spiegato Masini a Diregiovani, media partner dell'evento- e sono felice che ad ospitare questa edizione sia questo luogo, che da quando ho la responsabilità di questo assessorato ho subito definito la 'casa' delle Politiche giovanili. Don Lorenzo Milani diceva che la scuola o svolge queste funzioni o non è una scuola. E questo istituto con il profondo radicamento sul territorio e con questa sinergia con un luogo delicato come Rebibbia, fa proprio questo: svolge un ruolo di primo piano per il quartiere, per i giovani e per chi giustamente chiede di poter avere un'altra chance".
Un'esperienza formativa importante sia per le detenute ma anche per il personale della scuola, perchè, all'interno del carcere "si cresce insieme". Parola della preside Dardanelli secondo la quale "riuscire ad aiutare queste donne nel trovare la loro libertà interiore, che le aiuta nel momento in cui si vedono private di quella esteriore, è importante e molto formativo. Alcune di queste ragazze - che provengono da contesti molto degradati - non avevano mai affrontato alcun percorso artistico. Riuscire, grazie a progetti come questo, a poter esprimere le loro potenzialità, le riscatta socialmente e personlamente. Questo le aiuterà nel momento in cui si troveranno ad affrontare il mondo esterno".
(Wel/ Dire)
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