(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 19 gen. - "Serve una consapevolezza nuova che può portare la pena a essere utile, si deve trasmettere che è possibile ritornare nella società libera". Così il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, commenta l'iniziativa che si è svolta all'istituto tecnico industriale 'Faraday' di Ostia: a incontrare i circa 300 studenti era presente Davide Cerullo, ex detenuto e autore del libro 'Ali bruciate - bambini di Scampia'. Un testo nato dall'esperienza di ragazzo cresciuto lontano dalla scuola e dall'istruzione, caduto nella rete della malavita napoletana. Poi il riscatto.
L'esempio di come la cultura, incontrata in carcere, può cambiare la vita. "Il punto infatti è come instillare e trasmettere la cultura della legalità, rispetto all'illegalità che ha rovinato l'esistenza di queste persone- spiega Marroni- La risposta è dare cultura, nel senso scolastico del termine: in questo modo i detenuti si trasformano in 'intellettuali' e in persone che fanno autocritica e grazie alla cultura hanno recuperato il rispetto delle leggi". Un esempio di cui va fiero Marroni è quello che chiama "il polo universitario dei detenuti", che conta "120 persone iscritte all'università, di cui ben 25 sono inseriti nella sezione di alta sicurezza del carcere di Rebibbia a Roma. Mi piace ricordare che proprio pochi giorni fa si è laureata in Giurisprudenza, con voto 110, una persona entrata in carcere con la quinta elementare".
E anche da parte degli studenti si tratta di una "esperienza straordinaria: con questo tipo di iniziative si rendono conto di cosa rappresenta un percorso illegale- spiega il garante- ed è bene che lo facciano. Devono poi capire che il carcere è un luogo da cui si può uscire migliori di come si entra".
L'attività nelle scuole "è una esperienza che portiamo avanti da diversi anni- ribadisce Giuseppe D'Agostino, funzionario dell'Ufficio del garante- coinvolgendo le scuole medie superiori di Roma e del Lazio, con lo spunto di discutere della cultura della legalità nelle scuole. La testimonianza di chi ha vissuto anche decenni in carcere rappresenta la possibilità di un approccio comunicativo più forte e meno noioso".
L'anno scorso "abbiamo girato oltre 15 scuole di Roma e provincia proiettando il film 'Cesare deve morire', girato nel complesso di Rebibbia. Lo abbiamo usato- spiega D'Agostino- come strumento per rendere più efficace la comunicazione su argomenti difficili, per aprire un dibattito sui temi della devianza, del riscatto e del perdono". La risposta delle scuole qual è stata? "Bisogna dire che parlare delle carceri affascina e discutendo di illegalità si conquista la loro attenzione. A entrare tra aule e classi insieme a noi era sempre presente Cosimo Rega (attore nel film e scrittore), che deve scontare l'ergastolo per tre omicidi. Ha parlato con i ragazzi dei suoi reati importanti e ha affrontato tutti gli aspetti della vita di un detenuto. Il riscontro è stato fortissimo, e alla fine molti degli studenti ci hanno scritto per chiedere di replicare l'iniziativa".
Questo fa capire quanto sia "ottima la collaborazione con le scuole, basti pensare che non abbiamo mai ricevuto una risposta negativa. Magari tutte le scuole- conclude D'Agostino- avessero la fortuna di prendere parte a questo progetto e far visitare più spesso le carceri agli studenti, come momento di formazione".
(Wel/ Dire)