Sottosegretario Miur: Coinvolgere famiglie e insegnanti
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 2 feb. - "Contro lo spaccio di droga nelle scuole bisogna essere realisti, e guardare in faccia i numeri di un fenomeno preoccupante: il 36% degli studenti toscani (dati Ars) ha assunto almeno una sostanza stupefacente. Quindi, il pugno duro serve, accanto a un dialogo sempre più serrato tra famiglie, docenti, forze dell'ordine e ragazzi". Lo afferma il sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi. "Questo modello di collaborazione tra i vari soggetti coinvolti nel mondo educativo - sottolinea Toccafondi - ha dato i suoi frutti nell'istituto Volta-Gobetti di Bagno a Ripoli, dove nelle scorse settimane un intervento delle forze dell'ordine ha sgominato un giro di baby spacciatori. Giovani che spacciano o fanno uso di droghe sono una sconfitta per la società; la sconfitta non è vedere un cane antidroga fuori dalla scuola".
In base ai dati raccolti dall'Ars oltre il 36% degli studenti toscani ha assunto almeno una sostanza illegale. La più consumata è la cannabis (31%), seguita dalla cocaina (5,3%), dai farmaci o psicofarmaci assunti non per motivi di salute e senza ricetta medica (5,1%) e dagli inalanti volatili, o popper (4,1%). Il consumo è avvenuto nell'ultimo mese per circa il 25% del campione: si stima quindi che oltre 45.500 adolescenti toscani abbiano assunto droghe in questo intervallo di tempo, e circa 21.300 abbiano consumato cannabis anche più volte a settimana. Gli studenti fiorentini, con quelli di Livorno, Viareggio, Pisa e Grosseto, sono i maggiori consumatori. Fanno uso di sostanze più i maschi (29,2%) delle femmine (20,3%), il 5,4% dei quattordicenni e il 28,8% dei diciannovenni. Il 56% del campione inizia a 15 anni o prima.
"Sono numeri drammatici, e far finta che il problema sia immaginato, idealizzato, non concreto mi sembra fuori dalla realtà - avverte il sottosegretario -. Chi pensa che i ragazzi in fondo fanno solo uso di droghe leggere, si sbaglia di grosso. E' giusto andare di pari passo tra logica repressiva e logica educativa, ma non c'è un 'punto di equilibrio'. Dobbiamo spiegare e far vedere ai giovani gli effetti dell'abuso di droghe e alcool, ma allo stesso tempo non possiamo considerare le forze dell'ordine come un soggetto estraneo. L'educazione dei ragazzi passa da un patto tra genitori e scuola e tutti dobbiamo sentirci collaboratori di questo patto educativo".
(Wel/ Dire)