Progetto per la diffusione della cultura della legalità
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 15 set. - "Tanti, tanti, tanti noi saremo sempre più, contro l'estorsione ora canta pure tu, noi siamo i ribelli non vogliam la società che subisce e finge di ignorar. Tanti, tanti, tanti noi saremo sempre più, non paghiamo il pizzo, noi la testa tiriam su, noi siamo i ribelli della nuova società, noi lottiam per la legalità".
Sono le parole di 'Contropizzo rap' una canzone scritta da una maestra ligure trasferita a Palermo. A cantarla per la prima volta, quasi 10 anni fa, un gruppo di bambini delle elementari oggi diventati piccoli adulti.
Piccole voci che a squarciagola - sui tanti palchi allestiti a Palermo, e non solo, per le cerimonie di commemorazione e le feste di legalità - hanno gridato "basta col silenzio, basta con quell'omertà che ci ha resi complici di questa inciviltà, se saremo insieme una speranza ci sarà che si chiama solidarietà".
Quei bambini sono coloro che hanno dato vita al comitato Addiopizzo Junior, una realtà cresciuta rapidamente, come ci ha raccontato Anna Maria Santoro.
Come nasce il comitato Addiopizzo Junior? "Sono per scelta un'insegnante elementare e, in quanto tale, ho dato inizio, nel 2004, a un percorso di legalità nelle mie due classi quarte, anche in quanto madre di uno dei primi sette ragazzi promotori di quella rivoluzione culturale che diede origine al comitato Addiopizzo. Comitato definito in seguito, dall'allora procuratore antimafia Piero Grasso, 'una svolta epocale' per la nostra terra. Avendo infatti sposato pienamente la causa dei giovani di cui sopra ed essendo divenuta componente del loro gruppo, certa di quanto fosse basilare promuovere la cultura alla legalità fin dall'infanzia, mi sono adoperata, con il supporto delle colleghe di modulo, per la formazione dei miei alunni, in merito, fino a strutturarli in un Comitato con gerarchia, regole e attività in linea con quello dei 'fratelli maggiori'" Molti dei bambini che hanno dato vita al gruppo sono ormai dei ragazzi, sono cresciuti ma il loro impegno non è cambiato. "È vero, l'impegno di quegli ex bambini - quest'anno frequenteranno l'ultimo anno delle scuole superiori - non è cambiato, tutt'altro. Certo, parecchi con il passare del tempo si sono allontanati e persi, ma diversi sono rimasti nella formazione, che ha poi preso il nome di 'Addiopizzo young' mentre altri se ne sono aggiunti: simpatizzanti, nuovi compagni, amici. Frattanto, finito quel ciclo di studi, nel riprendere la prima elementare, ho nuovamente dato il via allo stesso percorso, mantenendo ovviamente il lavoro con gli alunni precedenti, le riunioni plenarie, le attività e tutto il resto. Per farla breve ormai esistono a Palermo, oltre al comitato Addiopizzo con i suoi molteplici componenti, quello delle mascotte (scuola elementare), quello junior (scuola media) e infine quello young (scuola superiore. Tutti coordinati sempre da me ma anche, per quello che riguarda i primi due, dagli young che ormai se ne fanno carico".
Oltre al comitato junior quindi oggi ci sono il comitato young e le mascotte. Significa che Palermo è cambiata? "Palermo certamente è cambiata pur se non ne viene abbastanza dato atto dai mezzi d'informazione. Dieci anni fa, prima che i nostri giovani attaccassero per il centro della città l'adesivo 'Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità' era praticamente impensabile parlare di mafia e pizzo soprattutto con i commercianti. Palermo è cambiata perché oggi non solo si affronta apertamente l'argomento, ma Addiopizzo annovera più di 900 esercizi commerciali nella propria lista 'Pago chi non paga', esercizi presso cui si può fare 'consumo critico' e cioè acquistare senza che i propri soldi possano finire nelle casse della mafia, tramite l'estorsione. Infatti chi fa parte di quell'elenco, non soltanto dichiara per iscritto il proprio impegno a non pagare il pizzo, ma viene anche controllato da un'apposita commissione che, consultando atti pubblici, organi d'informazione e associazioni di categoria ne conferma la serietà. Palermo è cambiata perché fra i 'nostri' commercianti, parecchi hanno avuto il coraggio di denunciare pubblicamente gli estorsori, affrontando il difficile iter processuale, sostenuti dai nostri avvocati e da altre associazioni. Palermo è cambiata perché mascotte, junior, young, nonché tanti altri giovani che seguono i nostri progetti, coinvolgono spesso genitori, amici e parenti. Faccio presente che un padre di una junior, commerciante vessato dalla mafia, proprio grazie all'incitamento della figlia, ha denunciato l'estorsione. Palermo è cambiata perché la mentalità, in particolare nelle nuove generazioni, finalmente ha cominciato a cambiare. Ecco, questo vorrei tanto si sapesse in giro, il che non significa ovviamente che si sia risolto il problema, la strada è lunghissima, ma è necessario vedere bene a che punto siamo giunti per accorgerci, alla luce di quella percorsa, quanto siamo andati avanti".
Come insegnante, ma anche come mamma e cittadina, come definisce il ruolo della scuola nella diffusione di una cultura della legalità? "Come accennato precedentemente, anche in veste di madre e cittadina, il ruolo della scuola è assolutamente necessario e imprescindibile per la cultura della legalità. Se si riesce a portare avanti fin dai primi anni delle elementari quei principi di correttezza, rispetto di sé, degli altri e delle regole che sono alla base del vivere civile, se quanto insegnato in proposito fonda non solo su discorsi astratti, ma su fatti e azioni di ogni giorno e se si riesce a dare continuità al percorso nell'evolversi degli anni, se ne avvantaggia non solo un vivere nella legalità, ma l'intero nostro vivere. So bene che tutto questo in pratica è di difficile attuazione, so che molti insegnanti, professori, capi d'istituto danno il meglio ma so anche che dobbiamo riuscire a fare di più con il supporto di una ferma volontà politica, di un coordinamento effettivo ed efficace all'interno dell'istituzione scolastica, di programmi di studio adeguati davvero alla finalità".
Tante sono le iniziative da voi messe in campo, le attività e i progetti. Qual è il filo conduttore? "Il filo conduttore è nel significato di quella parola da cui, e con cui, il nostro movimento ha avuto inizio 'dignità'. Non possiamo più abbassare la testa alla violenza altrui e cedere alle prevaricazioni, dobbiamo ribellarci e riscoprire quella dignità che ci spetta ma che sta soprattutto a noi difendere. Oggi che l'intera nostra nazione è più che mai soggiogata dalla criminalità organizzata, oggi dunque che il fenomeno non è più relegato soltanto al meridione, dovremmo davvero fare tutti squadra e adoperarci insieme per arrestare l'illegalità che ci circonda e rischia di soffocarci. Anche per questo con i miei bambini e ragazzi abbiamo cominciato a portare la nostra testimonianza in diverse scuole del territorio italiano, per dimostrare che il percorso è lungo, ma i risultati ci sono e ci incoraggiano ad andare avanti".
Sono tante le canzoni scritte e cantate dal gruppo. Una possiamo dire che è diventata il simbolo del 23 maggio, anniversario della strage di Capaci, e non sono più solo i ragazzi del coro a conoscerne le parole ma tanti studenti in tutta Italia.
"In effetti siamo arrivati a ben 8 brani! Ricordo che il primo 'Contropizzo rap' è nato da una mia riflessione 'Come posso coinvolgere maggiormente bambini e non, sulla lotta al fenomeno del pizzo?' A quel punto ho subito pensato alla musica, ottimo canale di diffusione per ogni età. Così mi sono messa al lavoro; creare parole e musica che i miei alunni ed ex alunni avrebbero potuto cantare. E loro sono stati più che all'altezza della situazione. Sentirli interpretare i diversi pezzi musicali, con quell'enfasi che solo chi crede davvero in ciò che dice può avere, è sempre per me un'enorme gioia. Come lo è stata sentirli cantare, o addirittura recitare, da altri studenti siciliani e non. Insomma di una cosa sono certa, il lavoro svolto bene con caparbietà e determinazione insieme ai giovani, al di là spesso delle apparenze, non sarà mai vano, un semino finisce sempre nel terreno".
(Wel/ Dire)