L'immunologo Aiuti: "Cose ridicole. Casi così sono da condannare"
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 27 ott. - Lasciata fuori dalla scuola dalle mamme degli altri alunni perché 'accusata' di poter portare l'Ebola. E' capitato in una scuola di Fiumicino a una bambina di 3 anni. La piccola, di ritorno da una vacanza in Uganda insieme alla mamma e alla sorella, si è vista sbarrare le porte da un gruppo di madri dei suoi compagni per la paura incontrollata del virus e un allarmismo diffuso al limite del razzismo.
"Abbiamo passato giorni di angoscia- racconta in esclusiva a In terris il papà- Eppure non c'era alcun motivo reale per poter solo immaginare qualche rischio; l'unica spiegazione è che venivamo dall'Africa. Ma l'Uganda non è un Paese contagiato, e comunque prima di partire, esattamente il giorno prima, ho fatto fare alle mie figlie tutte le analisi necessarie a stabilire la loro totale buona salute. Non solo, ma mia figlia non ha avuto alcun sintomo particolare, né una febbre né un raffreddore. Ciò che è accaduto è pura follia...". Le mamme hanno imposto una legge nuova: o lei, o gli altri; se la piccola fosse entrata in aula sarebbero usciti i suoi compagni di classe. Di più: i 21 giorni di incubazione della malattia sono stati presi come parametro per calcolare quando la piccola avrebbe potuto rioccupare il suo posto tra i banchi. Cosa avvenuta invece questa settimana grazie alla mediazione della preside, che pure aveva garantito da parte della scuola la possibilità di entrare in classe, e che con la sua presenza ha fatto in modo di superare l'ostracismo che si era evidenziato.
Da quanto si apprende, la bambina è rimasta a casa per una settimana, nonostante le rassicurazioni della dirigente scolastica che ha garantito l'accesso in classe in ogni modo. La scelta è stata dei genitori: hanno preferito far calmare le acque prima di far tornare a scuola la bambina.
Sul caso è intervenuto anche il celebre immunologo Fernando Aiuti, intervistato dall'Agenzia Dire. "Questi sono casi da condannare- spiega Aiuti- Non c'è alcun rischio. Rivivo i tempi in cui dovevo fare campagne di informazione nelle scuole per l'Aids, con bambini cacciati o non accettati a scuola. Dovevo fare informazione perché minori nomadi o stranieri o sieropositivi venivano rifiutati. È una paura immotivata. Sono cose ridicole", conclude.
(Wel/ Dire)