In fuga? No a provincialismi ma restituire ciò che italia ha dato
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 27 ott. - "Il segreto sono i maestri. Io non mi ritengo eccellente in niente, semplicemente sono innamorato del mio lavoro". Lo ha detto lo scrittore Alessandro D'Avenia a margine della seconda edizione de 'La Giornata delle eccellenze' a Lucca. "All'età di questi ragazzi. Continua- ho avuto due insegnanti che mi hanno fatto capire quanto la mia vita fosse eccellenza in quanto tale e non perché io fossi particolarmente dotato". Il primo maestro fu "il professore di lettere. Mi prestò il suo libro di poesie preferito e mi disse: 'Questo è il mio segreto, forse sarà anche il tuo'. Così sono diventato un insegnante. Il secondo è padre Giuseppe Puglisi, ucciso quando iniziavo il quarto liceo". Grazie a padre Puglisi "ho capito che essere insegnanti vuol dire mettersi al servizio degli altri. L'eccellenza è una chiamata maggiore a servire gli altri, non ad autoaffermarsi". Ma la fuga dei cervelli all'estero è davvero un problema, non si tratta di esperienza? "Dobbiamo uscire- sottolinea D'Avenia- da quel provincialismo che ci porta poi ad occuparci nel nostro particolare, del piccolo interesse personale". Detto questo, "però, non c'è nessuno come gli italiani: non dobbiamo perdere quel tesoro di tradizione, cultura e storia che ci invidiano tutti. Imparare dagli altri, magari portandola fuori la nostra storia ma poi ritornare qua per restituire quello che l'Italia ci ha dato. Io sto bene qui e rimango qui".
(Wel/ Dire)