Società refezione: da anni spingiamo per migliorare il servizio
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 17 nov. - L'assemblea di Seribo "fin dal 23 giugno 2005 lanciò la proposta di un piano industriale incentrato sul rifacimento delle tre cucine prese in gestione dal Comune, per un investimento previsto di circa 10 milioni di euro". Quando mancano ormai una decina di giorni dal previsto sciopero delle pappe e in attesa della nuova assemblea dei soci, che dovrebbe decidere la spartizione degli utili (che i genitori chiedono di spendere invece per migliorare i menu), l'azienda pubblico-privata della refezione scolastica di Bologna, dal suo sito, torna a rilanciare la questione dei centri pasto e mette in chiaro che da nove anni "chiede di investire gli utili".
Sulla home page della società, infatti, queste intenzioni sono certificate da documenti, tra cui il verbale dell'assemblea di quel giorno. Vi si legge di "ombre" e i "limiti degli impianti produttivi e di prodotto e servizio erogati"; si parla di "lacune" già in parte evidenziate dal 2003: i tre centri di preparazione pasti sono in "locali ben tenuti dal punto di vista della pulizia e manutenzione ordinaria (relativamente a strutture, impianti e attrezzature), ma di dimensioni contenute, e con molte attrezzature 'obsolete', se pur ben funzionanti", si dice riferendosi appunto al 2005. Gli spazi a disposizione già da allora, non permettevano "di ipotizzare modifiche sostanziali al prodotto servito", anche se era "garantito il rispetto del legame fresco-caldo, in termini di controllo degli approvvigionamenti, corrette modalità delle preparazioni e cotture, controllo delle temperature dei cibi, corrette attività di pulizia e disinfezione". Insomma, già in quel verbale si riteneva "necessario" iniziare "ad affrontare e valutare" un "rinnovamento complessivo del prodotto offerto" per un miglioramento "dell'intero servizio di ristorazione scolastica".
E' dal 2005, dunque, rivendica Seribo, che si ha chiara la necessità di "andare incontro alle mutate richieste di un'utenza sempre più esigente e differenziata e per fare diventare la ristorazione scolastica bolognese un esempio di eccellenza". Quindi, per sfornare "pasti con menù differenziati e vari", per introdurre nuovi piatti che "rispondano alle esigenze di una sana alimentazione ed incontrino sempre di più i gusti degli alunni" e produrre e lavorare direttamente "in proprio" prodotti di pasticceria, piatti freddi, verdure, carni rosse e bianche, "con maggiori garanzie qualitative e vantaggi economici", abbinando la dimensione "artigianale" a quella "industriale".
Le tre cucine allora ipotizzate (oggi se ne è rinnovata solo una) sarebbero servite per creare menù differenziati per i bambini delle materne e delle elementari, che hanno gusti ed esigenze diverse, per avere diete speciali, sostituire attrezzature obsolete, inserire nuove tecnologie e reparti di lavorazione, ottimizzare la forza lavoro, industrializzare il lavaggio e lo smaltimento dei rifiuti, con "triturazione o disidratazione degli scarti alimentari e non per avere il massimo dell'igienicità e il minimo impatto ambientale". Per finanziare questi investimenti, in quell'assemblea di ipotizzò di coprirne una parte con "la liquidità disponibile in Seribo, e solo per circa 3,5 milioni di euro" attingendo "a mezzi di terzi, per reperire i quali basterebbe ricorrere ad anticipazione di fatture, ma con ciò non escludendo il ricorso ad altri strumenti di finanziamento". In ogni caso, si leggeva nel verbale, "il cospicuo cash flow determinato dagli ammortamenti riporterebbe in pochi anni la società in condizioni di liquidità".
(Wel/ Dire)