Poi 'sfogatoio' all'aperto: aule piccole, no ai tablet....
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 10 nov. - Un action painting: un telo riempito con la lunga lista dei problemi della scuola brutalmente imbrattato di vernice e calpestato. Ma anche una ragazza travestita da 'dea dell'istruzione bendata' che esprime totale indifferenza verso le rivendicazioni studentesche. Sono i due flash mob, il primo in piazza Santo Stefano e realizzato dall'Isart, il secondo opera del collettivo del Liceo Minghetti in piazza Maggiore, messi in atto dagli studenti degli istituti superiori di Bologna per manifestare contro la "buona scuola" promossa dal governo Renzi. Le due iniziative si collocano all'interno di una più ampia mobilitazione promossa da una sessantina di studenti appartenenti a Minghetti, Sabin e Laura Bassi, dell'Istituto d'arte e del Serpieri, riunitisi in assemblea pubblica in piazza Santo Stefano, sia per discutere dei principali problemi dei loro istituti che per esprimere paure e scetticismi legati al modello formativo promosso dal premier Matteo Renzi.
"La città non si cura degli edifici delle scuole pubbliche-racconta Ilaria dell'Isart di fronte ai suoi coetanei- nella nostra, ad esempio, il condotto d'areazione non funziona, i laboratori sono privi di materiali e le nostre classi sono troppo piccole per ospitare trenta persone, così che ci capita anche di sederci negli sgabelli per seguire le lezioni". Direttamente indirizzate al merito e competitività delle riforme renziane sono invece le critiche mossa da Marzia del Minghetti: "Con il nuovo albo che vuole introdurre il premier, i presidi potranno scegliere a piacimento il professore che vogliono. Secondo l'etica della flessibilità propagandata dal Governo, ogni insegnante dovrà accettare di spostarsi da una regione all'altra, come fosse un tappabuchi", spiega la studentessa dell'istituto di via Nazario Sauro.
Durante l'assemblea, il collettivo del Minghetti punta il dito anche contro la digitalizzazione ("Noi studenti non vogliamo il tablet al posto dei libri, per ritrovarci a stare tutto il giorno, anche dopo la scuola, davanti ad uno schermo", commenta una ragazza), mentre al Sabin i ragazzi lamentano lo spreco di risorse destinate alle scuole: "Abbiamo un edificio che cade a pezzi, ma il denaro che l'istituto riceve non viene investito né per risanarla, nè per sfruttare meglio i laboratori", spiega Gionas.
Al termine dell'assemblea, i collettivi hanno deciso che il 14 novembre aderiranno in blocco allo sciopero nazionale.
(Wel/ Dire)