(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 30 giu. - Per le mense scolastiche, il Comune di Bologna conferma di voler procedere con un nuovo contratto con Seribo, per un anno, e nel frattempo redigere un bando di gara a doppio oggetto, nel quale si mettano in vendita sia le quote del socio privato che, contemporaneamente, il servizio. Con Camst, socio di minoranza di Seribo (società al 51% del Comune), lo stesso che fino a un mese fa si è rifiutato di cedere le sue quote, "ci sono già delle interlocuzioni per la cessione delle sue quote e, intanto, per il miglioramento del servizio già da settembre", assicura oggi in commissione l'assessore alla Scuola, Marilena Pillati. E, aggiunge la dirigente, Pompilia Pepe, "c'è una disponibilità di massima di Camst su un accordo per farci fare la gara" (e quindi a vendere le sue quote, il 49%). Tutto questo perché l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, un paio di settimane fa, ha confermato l'idea dell'amministrazione: non si può andare in regime di proroga con Seribo, perché sarebbe lesivo delle regole della concorrenza. Quindi, per evitare di interrompere il servizio, ora serve un nuovo contratto per un anno (e non una proroga, che sarebbe illegittima) e nel frattempo, bisogna fare una gara.
I consiglieri, però, a partire dal civico Stefano Aldrovandi, saltano sulla sedia. Ma pure Francesco Errani (Pd), mette sul piatto parecchi timori, tra cui quello che un contratto di affidamento e una gara a doppio oggetto siano possibili. Anche per questo, in commissione, oggi ha chiesto un parere, magari dalla Segreteria generale del Comune, per ottenere rassicurazioni sulla regolarità della scelta. "Sono preoccupato- ha detto Errani- sia perché non si sa come si fa per l'anno a venire, sia per l'idea della società mista, sia per l'accordo con Camst; si sa quanto è il valore delle quote private?".
Errani chiede anche se esistano strada alternative, come la liquidazione della società. Intanto, anche Rossella Lama (sempre Pd), si domanda come "si possano ottenere miglioramenti del servizio, già da settembre, con una situazione come questa". Il più tranchant, però, è Aldrovandi, che vede solo rischi nell'operazione e accusa l'amministrazione di non aver gestito bene la faccenda. "La chiave era la valutazione del patrimonio dell'azienda, che a causa dei pochi investimenti fatti ora può valere anche 20 milioni". I consiglieri, aggiunge, "non si possono assumere il rischio di votare una delibera che espone il Comune a una spesa del genere". Delle due "era meglio tentare una proroga che, anche davanti a un tribunale, avremmo potuto spiegare come una maniera per non interrompere un pubblico servizio". Insomma, chiosa, alzandosi dal tavolo e andandosene: "In bocca al lupo". Resta poi il problema dei rapporti con Camst, che ancora tre settimane fa, si rifiutava di vendere le sue quote, convinta di poter andare avanti con una proroga.
Pillati, però, sembra ottimista. "Confidiamo che col parere dell'Autorità ci siano le condizioni per un ragionamento per la cessione delle quote e, intanto, per redigere un nuovo contratto per un anno, con dei miglioramenti, a partire dalle stoviglie di ceramica e dell'introduzione di quote maggiori di cibi bio, igp e chilometri zero", chiarisce l'assessore. Intanto, la Giunta chiede al Consiglio la ratifica dell'orientamento a mantenere una società mista (con la maggioranza pubblica), dato che l'alternativa sarebbe di mettere a bando totalmente il servizio a una azienda esterna.
La vicenda, comunque, rimane intricata. Perché Camst dovrebbe vendere le sue quote al Comune, cosa che appunto finora non ha voluto fare, e permettere all'amministrazione di rivenderle, assieme a un servizio che al privato ha portato dei vantaggi. Se si rifiutasse, a Palazzo D'Accursio non resterebbe che liquidare l'azienda. E' anche vero che Camst, l'anno prossimo, potrebbe comunque partecipare al bando, riaquisendo sia le quote, che il servizio.
Un servizio che con le richieste di miglioramento gridate a gran voce dai genitori (e sulle quali il sindaco, Virginio Merola, ha fatto delle promesse) farebbe incassare meno.
Peraltro, Camst potrebbe non essere la sola impresa interessata a vincere quel bando.
(Wel/ Dire)