(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 14 apr. - Fornire a insegnanti, genitori ed educatori, strumenti di comprensione, sostegno e ascolto. Nasce dall'impellente esigenza di analizzare il bisogno naturale alla comunicazione e la deriva che assume in eta' adolescenziale il progetto "Cosa ( non ) ci vogliono dire : mondo giovanile e nuovi linguaggi": un progetto organizzato dall'assessorato alle Politiche sociali della Regione Umbria con la direzione scientifica di "Mi fido di te", la onlus voluta dai genitori delle utenti con disturbi del comportamento alimentare di palazzo Francisci a Todi. Si tratta essenzialmente di una campagna di prevenzione al disagio il cui pilastro e' un corso declinato su diversi fronti di urgente attualita': influenza dei nuovi linguaggi nella formazione dell'identita' (itinerario tra pensiero e linguaggio, scelta dei valori, sociologia della comunicazione), uso e abuso del social network (da Facebook a Twitter fino ai siti pro-Ana e pro-Mia), linguaggio e mondo della comunicazione attraverso smartphone, tablet e pc, le identita' virtuali (Deal Life, Cyberbullismo, Gergolario, Sexting, sindrome di Hikikomori) fino all'incontro conclusivo sul tema "Il paradiso e' perduto? La ricerca del significato tra tecnica e tempo". "Gli argomenti saranno analizzati dal lato psico-pedagogico e da quello fenomenologico-esistenziale - spiega l'associazione Mi fido di te -, non trascurando le implicazioni sociologiche. Il gruppo si puo' avvalere di cineforum di discussione, di laboratori di scrittura creativa e giochi d'aula". Il modulo, con incontri frontali e laboratori esperienziali, verra' replicato per ognuno dei 12 Comuni umbri coinvolti e andra' a toccare temi come il bullismo, le dipendenze, i disturbi del comportamento alimentare.
Spiegano i promotori, che alla facolta' di Lettere dell'universita' di Perugia hanno presentato il progetto: "Molte forme del disagio giovanile stanno scegliendo il web come luogo privilegiato in cui esprimersi. L'idea che ci sta sotto e' che tutto deve essere visibile ed esposto, la rete diviene spazio di riparo e incontro tra se' e l'altro". Di fronte a questo sta l'inadeguatezza degli adulti, "spesso dovuto alla scarsa conoscenza dei nuovi canali comunicativi", che "crea un divario sempre piu' ampio fra le generazioni". Ma "una comunita' educativa non puo' esimersi dal compito di comprendere questo grande mutamento nel modo di sentire ed esprimersi dei ragazzi. Non capire i nuovi linguaggi equivale a rifiutare l'appello e la sfida che lanciano alla comunita' adulta attraverso la costruzione di linguaggi spesso criptici e volutamente incomprensibili. Per ascoltarli abbiamo bisogno di comprendere soprattutto quello che non vogliono dirci, quanta rabbia, disillusione, paure sono celate dentro un immaginario che spesso sembra essere senza pieta' verso se stessi e gli altri".
La cronaca quotidiana si occupa ormai giornalmente di fatti di violenza verso se stessi o verso gli altri che vedono protagonisti adolescenti disorientati: "Questi giovani chiedono aiuto alla societa', alla famiglia e alla scuola, le risposte risultano pero' insufficienti: bisogna interrogarsi in maniera radicale su questo, in modo da proporre un'idea di scuola e di famiglia che sappia accogliere le contraddizioni del suo tempo e non le respinga senza aver cercato una possibile soluzione". Perche', come scriveva Bernanos e come i promotori hanno scelto come slogan del corso, "quando lo spirito dei giovani si raffredda tutta l'umanita' batte i denti". Il corso vuole essere "un itinerario verso la comprensione della complessita' e ricchezza del linguaggio giovanile e del suo uso, anche attraverso l'analisi e la decodifica dei nuovi messaggi veicolati nella rete e degli strumenti offerti dalla tecnologia". Si parte "da osservazioni e sperimentazioni concrete per arrivare a una nuova alfabetizzazione del linguaggio giovanile e della rete". Successivamente la Regione Umbria pubblichera' un "Gergolario", che riportera' la traduzione delle principali forme di espressioni gergali dei ragazzi; ad uso di scuole, genitori, operatori sociali e di tutti coloro che lavorano nel campo dell'educazione.
(Wel/ Dire)