(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 14 ott. - "La scuola, materna ed elementare, rappresenta una grossa opportunita' per gli interventi di riabilitazione nell'autismo. Interventi che hanno una grande valenza nel promuovere il benessere e le competenze del soggetto autistico, perche' la capacita' di stare con i compagni e instaurare relazioni con gli altri migliora la qualita' della vita e diminuisce la gravita' del disturbo". A sostenerlo e' Paola Venuti, responsabile del laboratorio di Osservazione, Diagnosi e Formazione (ODFLab) del dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell' Universita' di Trento, intervenendo oggi al convegno 'Una vita con l'autismo. Diagnosi e terapia, scuola e inserimento sociale: quali prospettive', promosso a Roma dall'onorevole Paola Binetti.
Nel sistema scolastico italiano la "presenza di insegnanti di sostegno e assistenti educatori- prosegue l'esperta- costituisce una risorsa enorme, che se ben utilizzata potrebbe ridurre notevolmente i costi dello Stato". La letteratura indica che "un bambino autistico dovrebbe seguire un percorso di riabilitazione che prevede cinque incontri la settimana e avere un insegnante di sostegno ben formato per 36 ore la settimana. Indicazioni disattese- sottolinea la studiosa- a meno che i genitori non si organizzino in prima persona pagando di tasca loro. Bisogna formare gli insegnanti di sostegno e le associazioni di educatori per farli lavorare bene nell'ambiente scolastico, garantendo a questi bambini una maggiore tutela nella scuola e meno terapia privata".
La scuola come luogo di riabilitazione quindi, per "desanitarizzare l'autismo e rafforzare l'aspetto educativo, pedagogico e relazione". Una possibilita' concreta "qualora si investisse nella formazione, che oggi manca perche' si ritiene che per l'autismo occorra una formazione diversa avendo i soggetti coinvolti nel disturbo un cervello differente. Non si parla di disabilita' e basta".
(Wel/ Dire)