(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 7 ott. - "Nonostante la rissa permanente nella casta politicante, la fiducia parlamentare rinnovata a Letta dimostra come, al di la' dei conflitti tra clan rivali, l'Italia sia dominata da un partito unico dell'austerita', che colpisce in una sola direzione, quella dei salariati, dei disoccupati, dei pensionati poveri, dei servizi pubblici, dei beni comuni. La legge di (in)stabilita' in arrivo infierira' sempre in tale direzione, e accentuera' la crisi, come tutte le politiche recessive degli ultimi sei anni in Europa.
Confermiamo dunque, con ad altri sindacati conflittuali, per il 18 ottobre lo sciopero generale della scuola, insieme a tutto il lavoro dipendente pubblico e privato". Cosi', in una nota, i Cobas.
"Come docenti ed Ata- spiegano- protestiamo contro la scuola-miseria, la riduzione degli investimenti, il taglio di 150 mila posti di lavoro, il blocco dei contratti, dei salari e degli scatti di anzianita' che dura oramai da quattro anni - e che la prossima Finanziaria vuole mantenere bloccati almeno per altri due - con docenti ed Ata che hanno perso il 30% delle retribuzioni. Lottiamo contro la scuola-quiz, il Sistema nazionale di (s)valutazione, l'articolo 16 del decreto legge Carrozza - di cui chiediamo l'immediata cancellazione - che dimostra come il governo voglia usare i quiz Invalsi per giudicare scuole, docenti e studenti, e imporre l'addestramento coatto per i quiz agli insegnanti i cui studenti non abbiano risposto a dovere agli assurdi indovinelli degli 'invalsiani', i quali, senza nulla sapere di didattica, pretenderebbero di dare ripetizioni di quiz a tali docenti".
Proseguono i Cobas: "Sciopereremo per completare la vittoria degli 'inidonei' che, con una lotta esaltante hanno evitato la loro deportazione verso lavori ad essi estranei e la perdita del posto per migliaia di Ata precari, e che ora vogliono sacrosantamente che dal decreto Carrozza venga cancellata anche la possibilita' assurda di essere trasferiti in altre amministrazioni pubbliche. Diremo no ai 'bes' (bisogni educativi speciali), penoso espediente per eliminare progressivamente il sostegno ai diversamente abili; no all'aumento d'orario e alla distruzione delle pensioni, con particolare riferimento all'allucinante vicenda di 'quota 96', quei docenti ed Ata che, a pochi passi dalla pensione, si sono visti allungare fino a sette anni la permanenza sul posto di lavoro e ai quali va restituito subito il diritto al pensionamento".
"Chiediamo- concludono- massicci investimenti nella scuola pubblica bene comune, un aumento di 300 euro mensili netti per docenti ed Ata, la restituzione degli scatti di anzianita', l'assunzione di tutti i precari, l'applicazione dell'obbligatorieta' della materia alternativa alla religione con migliaia di nuove cattedre, la piena regolarizzazione del lavoro dei 'modelli viventi', la democrazia sindacale per tutti/e, contro il monopolio dei sindacati di Stato".
Il 18 ottobre, quindi, la scuola in lotta manifestera' a Roma, insieme agli altri lavoratori/trici in sciopero, con un corteo da piazza della Repubblica (ore 10) a piazza San Giovanni.
(Wel/ Dire)