(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 25 mar.- Scuola, la riforma Fornero dimezza il numero di pensionamenti: da 30mila a meno di 15mila. È quanto denuncia il sindacato Anief spiegando che "dal prossimo anno avremo sempre piu' docenti ultrasessantenni. Mentre per i 250mila precari abilitati il ruolo si allontana: ci arriveranno sfiniti e coi i capelli bianchi".
La riforma delle pensioni voluta dal Governo Monti e dal ministro Fornero "comincia a fare le prime vittime- sottolinea l'Anief- dalle prime informazioni ufficiali provenienti dagli Uffici scolastici territoriali, risulta che in un solo anno il numero di pensionamenti della scuola si e' infatti piu' che dimezzato. Cosi', se nel 2012 sono stati in 30mila - tra insegnanti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici - ad essere collocati in pensione, quest'anno saranno neanche 15mila. Con degli effetti paradossali: si moltiplichera' il numero di docenti ultrasessantenni costretti a rimanere dietro la cattedra; come e' destinato a crescere il numero di anni di precariato decine di migliaia di docenti e Ata che attraverso il turn over speravano di essere assunti in ruolo". I dati forniti da alcuni uffici scolastici periferici sono piu' che emblematici: a Campobasso nel 2012 sono andati in pensione 113 docenti e Ata; quest'anno ne andranno via appena 34. A Terni andra' ancora peggio: lo scorso anno hanno lasciato la scuola in 93; a settembre se ne andranno solo in 22. Un ultimo esempio: a Salerno gli ultimi pensionati sono stati 676; ora se ne contano solamente 201. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir, questi primi importanti segnali dimostrano che "la scuola italiana doveva assorbire la riforma in modo diverso. Il nostro paese, infatti, annovera gia' da tempo i docenti piu' vecchi dell'area Ocse. E manda in ruolo i precari alle soglie dei 40 anni. Ora, con le nuove norme che obbligano ad andare in quiescenza non prima dei 65-67 anni, ci ritroveremo con un numero altissimo di insegnanti stanchi e demotivati, costretti a trasmettere conoscenze a classi-pollaio, di 30 e piu' alunni.
Sarebbe stato sicuramente piu' opportuno- continua Pacifico- dare la possibilita' a chi ha svolto 25-30 anni di insegnamento di rimanere nella scuola con il ruolo di tutor o di supervisore dei giovani aspiranti docenti. Non e' l'uovo di Colombo, perche' si tratta di una modalita' gia' adottata in diversi Paese. E funziona. In tal modo- chiude- questi docenti non avrebbero comunque gravato sulla previdenza, ma in compenso si sarebbe dato impulso alla didattica, migliorando la formazione delle nuove leve, e favorito il turn over".
(Ami/ Dire)