(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 10 giu. - Il rapporto fra scuola e mondo del lavoro e il ruolo delle competenze linguistiche nell'aumentare le probabilita' di impiego e la mobilita' al centro del progetto Anp - Goethe Institut.
L'Anp partecipa, in qualita' di partner, al progetto del Goethe Institut "Al lavoro col tedesco", pensato per le esigenze delle scuole e delle imprese e finalizzato a mettere in contatto queste due realta', grazie alla positiva mediazione della lingua tedesca. E' dimostrato, infatti, che uno dei requisiti fondamentali per favorire il passaggio dai banchi di scuola al mondo del lavoro e' la conoscenza di una seconda lingua straniera e il tedesco, da questo punto di vista, si conferma come una delle piu' richieste dal mercato. Il progetto e' stato presentato lo scorso marzo a Milano nel corso di una conferenza alla quale hanno partecipato numerosissimi docenti, dirigenti, studenti e rappresentanti di aziende e delle istituzioni.
Sul ruolo che dovranno svolgere le politiche scolastiche per la formazione professionale futura la redazione online del Goethe Institut Italien ha rivolto sette domande a Giorgio Rembado, Presidente dell'Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalita della Scuola. (ANP) - Quali sono le sfide che affrontano i giovani nel passaggio dalla scuola al lavoro? Le difficolta' maggiori risiedono nella necessita' di orientarsi in un mondo fortemente competitivo, in cui e' fondamentale mettere in evidenza innanzitutto le proprie competenze ed abilita', mostrare di saper fare e saper essere, essere capaci di lavorare in team, avere grande flessibilita' e adattabilita'. In altri termini: il problema e' quello di sempre, ovvero trovare il giusto punto di equilibrio tra la dimostrazione di cio' che si e' in grado di realizzare e le doti relazionali.
- La formazione degli istituti tecnici in che misura contribuisce al futuro inserimento professionale dei giovani? Gli istituti tecnici sono molto attenti al futuro inserimento degli studenti, grazie alle numerose esperienze di stage, di alternanza scuola-lavoro, di tirocinio, di azienda formativa simulata. Debbono puntare sul rapporto col mondo dell'impresa e con l'apprendimento in situazione.
- Questa formazione e' al passo dei tempi? Ovvero, risponde alla domanda sempre piu' mobile del mercato del lavoro? La difficolta' maggiore risiede in una certa rigidita' del sistema che ritarda l'adattamento dell'offerta formativa e della programmazione didattica alle esigenze del territorio e del mercato del lavoro. Purtuttavia, la quota di flessibilita' destinata alle scuole (20% del curricolo) e l'autonomia delle istituzioni scolastiche sono leve efficaci per poter declinare il piano dell'offerta formativa sulla base delle situazioni socio-economiche contingenti e delle richieste che provengono dal territorio.
-Di cosa devono tenere conto le politiche scolastiche per la formazione professionale futura? Delle emergenze che riguardano il nostro sistema Paese, innanzitutto: elevato drop-out, scarsi risultati ai test internazionali, alto numero di disoccupati soprattutto fra i giovani. Cio' significa ripensare il sistema di reclutamento dei docenti e dei dirigenti, innovare la didattica, adeguare la dotazione informatica delle scuole, mettere a sistema l'intera filiera istruzione-formazione(compresa istruzione professionale regionale, ITS e Universita) rendendo piu efficace l'orientamento, investire nel potenziamento delle lingue e della mobilita', rispondere con maggiori risorse alle richieste che arrivano dalla realta' territoriale e dai professionisti delle scuole, siano essi docenti o dirigenti. La difficolta' maggiore risiede in una certa rigidita' del sistema che ritarda l'adattamento dell'offerta formativa e della programmazione didattica alle esigenze del territorio e del mercato del lavoro. Purtuttavia, la quota di flessibilita' destinata alle scuole (20% del curricolo) e l'autonomia delle istituzioni scolastiche sono leve efficaci per poter declinare il piano dell'offerta formativa sulla base delle situazioni socio-economiche contingenti e delle richieste che provengono dal territorio.
In Europa si e aperto il dibattito sull'opportunita' per gli istituti professionali di alternare maggiormente lo studio in aula con periodi di pratica in azienda.
- Quale e' la posizione dell'ANP riguardo a questa tematica? Ripensare il quinto anno di scuola secondaria di II grado con la funzione di orientamento e di inserimento nel mondo del lavoro potrebbe rappresentare una valida risposta al ritardo con cui i nostri studenti entrano nel mercato del lavoro rispetto ai loro coetanei europei. Allo stato attuale delle cose, un maggiore riconoscimento delle competenze non formali e informali e una validazione delle esperienze di pratica in azienda sono assolutamente auspicabili, soprattutto per gli studenti degli istituti tecnici e professionali.
- Dove vede le premesse per un ulteriore sviluppo della formazione professionale? Fra le recentissime novita' del sistema nazionale, non vanno dimenticate le proposte che giungono dagli ITS (Istituti Tecnici Superiori) che prevedono la formazione di una figura di tecnico superiore, che ha all'attivo numerose ore di attivita di stage in azienda e che opera nei settori trainanti del made in Italyü. Questa e' una tematica su cui l'ANP si e molto impegnata in passato e in cui continua una attivita di proposte reali al mondo politico e istituzionale. Potenziamento dell'autonomia delle scuole, studio delle lingue, valorizzazione delle vocazioni del territorio e apertura all'Europa rappresentano alcuni assi su cui il sistema scolastico dovra certamente investire nei prossimi anni per dare risposte concrete alle esigenze dei giovani e per aiutare il paese ad uscire dalla crisi.
(Wel/ Dire)