(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 10 giu. - "C'e' piu' informazione e conoscenza, specialmente da parte dei genitori che vivono il problema". Cosi' commenta i dati del Miur sull'aumento delle certificazioni per studenti con Disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) Viviana Rossi, insegnante e poi dirigente scolastica di scuola primaria e membro del consiglio direttivo dell'Aid, Associazione italiana dislessia.
"Nella primaria ci si puo' accorgere meno facilmente del problema- secondo Rossi-, essendo una scuola piu' flessibile, piu' laboratoriale. Con l'inizio della scuola media, davanti anche allo studio maggiore da affrontare, emerge quel che prima magari non si voleva o non si riusciva a vedere".
Ma per Viviana Rossi il problema centrale e' "il distacco della scuola dalla realta'". Oggi "tutti i ragazzini sono nativi digitali, e se non adeguiamo l'insegnamento li perdiamo". E la considerazione riguarda tutti gli studenti, ricadendo in modo particolarmente positivo su chi fa piu' fatica ad apprendere.
"Oggi i ragazzi apprendono in modo diverso, le lezioni frontali dovrebbero essere al massimo di 20 minuti, mentre invece solo il 20-30% degli insegnanti si e' adeguato a stare dietro a queste esigenze".
Per la dirigente scolastica e' necessaria maggiore "flessibilita'", occorre "far scoppiare la classe e lavorare in gruppi, creare laboratori", perche' "cio' rispetta i ritmi di apprendimento degli allievi: e' dimostrato dalle neuroscienze che lavorando in gruppo si apprende di piu'. E le scuole che funzionano meglio a livello internazionale sono strutturate cosi'".
Disturbi specifici dell'apprendimento, dunque, o disturbi specifici dell'insegnamento? "La didattica personalizzata e inclusiva fa bene a tutti - prosegue Rossi -. Si pensi che all'interno dei Bes, Bisogni educativi speciali, sono compresi Dsa, 104, stranieri, rom che frequentano la scuola italiana temporaneamente, chi vive disagi familiari con affidi e separazioni, ragazzi provenienti da contesti culturali poveri: per molti di questi non servono certificazioni, ma serve una didattica capace di affrontare questa eterogeneita', personalizzata. Per questo servono piu' apertura e collaborazione".
Racconta Rossi che "alcuni genitori, per aiutare il figlio, pensano che la strada giusta sia certificare un Dsa, in modo che la scuola abbia maggiore riguardo verso di lui, ma non e' questa la strada". Tanto piu' che una diagnosi di disturbo specifico dell'apprendimento deve avvenire sulla base di precisi standard: "La diagnosi deve essere effettuata da una equipe multidisciplinare - con figure come il logopedista, lo psicologo, il neuropsichiatra -, e ci sono precisi parametri: a questo proposito sono state fatte due consensus conference sui Dsa da cui sono emerge linee guida, c'e' anche un accordo Stato- Regioni che ha allegato perfino una bozza di certificazione, per non far andare fuori dai parametri di riferimento. Insomma, e' basilare la serieta' dei professionisti, pubblici e privati, e la consapevolezza della scuola".
(Wel/ Dire)