"NON E' PATOLOGIA. RESTITUIRE COMPETENZE A PEDAGOGIA E DIDATTICA".
(DIRE - Notiziario scuola) Roma, 14 gen. - "Il complesso e diffuso fenomeno definito Disturbo specifico di apprendimento (Dsa), sinteticamente espresso come dislessia, ha conosciuto un intenso recente interessamento di studiosi, clinici, insegnanti e genitori. Lo stesso fenomeno e' oggetto di teorizzazioni plurali, talvolta contrastanti, che rimandano a visioni sulla sua natura motoria, linguistico-fonologica, visuo-motoria, procedurale-cerebellare, prassico-motoria nonche' di ricerche ancora in atto. A fronte di cio' si e' avverato in Italia un intervento legislativo senza precedenti costituito da disposizioni ministeriali, una legge nazionale, decreti ministeriali, linee-guida, azioni di formazione, leggi regionali ed azioni informali inesistenti per patologie veramente compromettenti il rendimento scolastico oppure invalidanti, quali l'autismo e i disturbi dello sviluppo, l'Adhd, ed altre condizioni, trattate invece mediante piu' plastici atti ministeriali". Lo affermano il presidente dell'Unione pedagogisti italiani (Uniped) Gian Luca Bellisario e il presidente del Centro italiano dislessia (Cid) Piero Crispiani.
La letteratura, i pronunciamenti e le esperienze cliniche "affermano univocamente che la dislessia non comporta ritardo mentale, disturbi percettivi, disturbi psicologici e, complessivamente, non costituisce una patologia. Malgrado cio'- hanno denunciato- si e' determinata in Italia una radicale collocazione del problema in ambito sanitario, sulla scorta di norme nazionali e regionali insistenti nel rendere obbligatoria una diagnosi di mano neurposichiatrica o psicologica per condizioni quasi sempre del tutto estranee a patologie o disturbi di natura psichica. Il fenomeno e' stato radicalmente patologizzato e portato in ambito sanitario caricandolo di significati che non possiede ed attivando un percorso di certificazione, o schedatura, di dubbia liceita'". Lo stesso affermato principio di "sottoporre tutti i bambini in odore di Dsa alla valutazione neuropsicologica appare in forte contrasto con i costumi ed i principi delle pratiche professionali sanitarie- hanno aggiunto Bellisario e Crispiani- che riservano gli esami ai casi che ne denotano motivi di sospetto, non 'erga omnes'".
Per i presidenti dell'Uniped e del Cid "sono molteplici i motivi che meriterebbero rianalisi critiche, o aggiornamenti, da parte degli estensori di documenti pur importanti, che rileggano temi fondamentali: come si legge e scrive, cos'e' il vero 'errore fonologico', quale compromissione prassico-motoria, cos'e' veramente il visuo-motorio, quali i sintomi grafico-motori, spazio-temporali, cosa c'entra la discalculia, quali gli indicatori della dislessia, quale prevenzione, quali possibili miglioramenti, ecc". Non di meno critica e' la "concezione tradotta per la scuola- hanno sottolineato i pedagogisti- l'invito a 'misure compensative' in se' interessanti ma fatalmente confuse con quelle meramente sostitutive (calcolatrice, tastiere, audiolibri, ecc.). Da ridiscutere con attenzione le 'misure dispensative' per gli ovvi inconvenienti connessi ad atteggiamenti di insegnanti, genitori, ecc. I motivi di discussione sarebbero moltissimi, sono presenti nelle convinzioni di moltissimi, appartenenti ad ogni ambito (inclusi psicologi e neurologi), e meriterebbero un allargato Consensus". Anche la scuola, "gia' prostrata da problemi propri, necessiterebbe di un allentamento della pressione su questo tema e di maggiore chiarezza, evitando l'imposizione di modalita' molto discutibili, talvolta in contrasto con la missione propria dell'educazione (supplire, sostituire, evitare, by-passare). In definitiva, ripensare per intero il sistema, dal piano teorico alle indicazioni procedurali alle normative, per garantire una migliore 'presa' rispetto al problema della sindrome dislessica e per restituire alle competenze pedagogiche e didattiche la pertinenza sulle pratiche diagnostiche, valutative ed educative". È opportuno ricordare che il pedagogista clinico "non e' solo un docente di scuola, ma possiede conoscenze e sapeRi tali da poter spendere la propria ampia ed articolata professionalita', anche nella Sanita', laddove fosse necessario per interventi di supporto anche estranei alla dislessia, e, per questo, l'Uniped- ha concluso Bellisario- chiedera' al nuovo governo una specifica legge in materia che parta dalla presa d'atto della presenza reale del pedagogista nella sanita' convenzionata pubblica e privata, specie nelle regioni a statuto speciale".
(Wel/ Dire)