SCUOLA. 'GUERRA' EDITORI CONTRO PROFUMO, NO A DECRETO SU LIBRI
'NESSUN INVESTIMENTO, SPESE SEMPRE SU SPALLE FAMIGLIE'
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 8 apr. - Continua a far discutere il decreto del ministro dell'Istruzione Francesco Profumo sui libri scolastici che dal 2014 diventano digitali o misti obbligatoriamente. Il che significa che a maggio del 2014 i prof dovranno rifare la lista dei testi. Scontenti gli editori e non solo, che tornano con una nuova nota sull'argomento.
L'Associazione italiana editori (Aie), la Federazione della Filiera della Carta e della Grafica, l'Associazione librai italiani (Ali), l'Associazione nazionale agenti rappresentanti e promotori editoriali (Anarpe), ovvero i componenti tutti della filiera del libro, oggi "ribadiscono la volonta', gia' ampiamente dimostrata, di favorire l'innovazione tecnologica nell'ambito scolastico". Ma "riaffermano congiuntamente la loro totale contrarieta' al decreto ministeriale dedicato alle scelte dei libri scolastici, firmato nei giorni scorsi dall'uscente ministro dell'istruzione, Francesco Profumo". Un decreto che, secondo i componenti della filiera, "oltre a non tenere conto delle indicazioni del Parlamento, volte ad assicurare equilibrio, misura e gradualita', e a non limitare l'autonomia delle scuole e il principio costituzionale della liberta' di insegnamento, non considera in alcun modo l'insufficienza infrastrutturale delle scuole". Che non hanno banda larga, Wi-Fi, dotazioni tecnologiche.
Le disposizioni firmate da Profumo, poi, "non prevedono investimenti pubblici- lamentano editori e protagonisti della filiera del libro- Al contrario, riversano sulle imprese e sulle famiglie l'onere per l'innovazione scolastica, prevedendo, addirittura, che queste ultime versino alle scuole quanto eventualmente risparmiato o lo destinino per l'acquisto di tablet o pc. Infine, sollecitando genitori e alunni ad acquistare prodotti di aziende straniere, non europee, a danno di imprese italiane, il decreto rischia seriamente, in un contesto generale di profonda crisi economica, di mettere ulteriormente in difficolta' le aziende e gli occupati dell'intera filiera del libro e della carta, gia' pesantemente condizionata da restrittive norme specifiche, senza peraltro assicurare alcun vantaggio in termini di risultati didattici attesi e, soprattutto, di tutela dei bilanci familiari certamente sottoposti a nuovi e maggiori costi derivanti da un non avveduto e graduale passaggio al digitale". La filiera del libro e della carta "riafferma il valore pedagogico e la centralita' del libro a stampa, che dovrebbe quindi rimanere irrinunciabile. A oggi infatti non e' dimostrato da nessuna parte che l'impatto sempre piu' pervasivo degli strumenti elettronici sui ragazzi non sia nocivo per la salute, senza contare che la memorizzazione e la comprensione sono meno sollecitati dai supporti elettronici" (Wel/ Dire)
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