SCUOLA. APPELLO IDO AL BUON SENSO PER MEDICI, PSICOLOGI, INSEGNANTI E GENITORI
'AFFRONTARE PROBLEMA DIAGNOSI PER EVITARE ESERCITO DI NUOVI MALATI'.
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 8 apr. - È fondamentale affrontare e non eludere il problema della diagnosi non solo nell'autismo ora cosi' attuale ma in tutti i casi in cui si manifestano i disturbi del comportamento. A lanciare l'allarme sono state infatti i servizi territoriali delle Asl e l'ordine degli psicologi, che negli ultimi 12 mesi hanno registrato un incremento del 20% di bambini e adolescenti con disturbi del comportamento. Parliamo di ansia, depressione, anoressia, enuresi, dislessia, balbuzie, tic motori, della sindrome da iperattivita' (Adhd), del disturbo ossessivo e dell'aggressivita'. Arrestare questa impressionante ondata di patologie e' possibile, ma solo comprendendo le reali cause che si celano dietro questo aumento.
Bisogna andare oltre le apparenze e non cercare un'etichetta. Ormai, se un bambino e' arrabbiato dicono che abbia l'Adhd, se e' immaturo e presenta delle difficolta' scolastiche gli viene attribuito un disturbo dell'apprendimento, per non parlare poi del disturbo di attenzione. Queste difficolta', come molte altre, vengono indicate da una corrente di specialisti come un disturbo con origine biologica, come se questi minori fossero tutti nati con una patologia. Ma, visto l'aumento esponenziale di tali comportamenti problematici, dire che un disturbo del comportamento o la dislessia abbia un'origine unicamente di tipo genetico significherebbe ammettere che e' in corso un'epidemia. È paradossale invece il non voler prendere atto che tale esplosione di casi dipenda da diverse cause anche sociali e ambientali. Infatti, le categorie percentualmente piu' esposte sono i bambini adottati, i minori traumatizzati e gli anticipatari, che a 5 anni sono iscritti in prima elementare.
Prendere atto di questa situazione e' realmente una prova, la cosi' detta "evidence based".
L'Adhd per anni e' stata indicata come sindrome autonoma e contrastata da tanti clinici, adesso e' stata collegata alla depressione e ai disturbi di condotta in comorbidita'. Un paradosso, come se la terapia fosse la stessa. Per quanto riguarda poi i disturbi del linguaggio, volere che un'unica dicitura racchiuda tutte le difficolta' a prescindere dall'origine e' estremamente superficiale e poco utile. Una valutazione errata condiziona negativamente la vita dei bambini. I disturbi di attenzione che i piccoli presentano a scuola necessitano di comprendere quale disagio si celi dietro queste difficolta' ed intervenire alla fonte del problema. La stessa cosa avviene per i disturbi del sonno, quelli alimentari, l'enuresi e la magica Adhd che compare e scompare a seconda di chi la osserva. Il vomito, le crisi del sonno o ancora le alterazioni dell'umore che avvengono in molti bambini prima di andare a scuola non sono una rarita', purtroppo il quadro di fobia scolare e' in aumento. Le motivazioni di tanto malessere hanno radici piu' profonde, forse dovremmo riflettere sui cambiamenti avvenuti nella societa' e nella famiglia invece di cercare soluzione e cause sempre da un'altra parte.
Si e' deciso di lanciare un appello per evitare che nasca un esercito di nuovi malati, perche' dire che un bambino ogni 50 e' coinvolto nella sindrome del disturbo autistico significa ammettere che stiamo vivendo una situazione sociale di contagio incontrollato. Questa non solo e' falsa informazione, ma porta a diffondere nella cittadinanza un allarmismo sbagliato dal punto di vista scientifico e da' la stura a terapie miracolose che avranno successo perche' i malati non sono tali. Con una rapidita' sorprendente la percentuale dei bambini autistici e' passata in pochi anni da 1 su 500 a 1 su 50. Si e' d'accordo che l'autismo sia una sindrome genetica che chiama in causa tutte le componenti delle sviluppo ma non sul fatto che vi fosse una sola linea terapeutica da seguire. Per questo fu promossa una petizione che ha riscosso tanto seguito.
Si riporta per l'efficacia e la forza del suo pensiero le parole di Pier Aldo Rovatti che aveva ragione quando ha denunciato sul 'Piccolo di Trieste', lo scorso 14 dicembre, l'aumento di nuove sindromi con la conseguenza di creare malati psichici o addirittura biologici. È giustamente intervenuto contro le 'medicalizzazioni eccessive', definendo 'imbroglio macroscopico' "l'abbassamento delle soglie patologiche con l'evidente conseguenza di un'impennata del numero delle persone che rientrano o potrebbero rientrare nell'esercito dei malati psichici riconosciuti come tali. Siamo davvero diventati un po' piu' folli? No, di certo. Stanno sviluppandosi il potere delle diagnosi e la loro capacita' di diffondersi microfisicamente nel corpo sociale. Il fenomeno macroscopico, ben noto, e' quello planetario della medicalizzazione della popolazione. Avete bisogno di cure, noi vi diamo malati e una pioggia di nuove malattieà Potenzialmente riguarda tutti ed e' quasi beffardo introdurre la categoria di 'rischio' precoce con le pratiche di prevenzione che esso comporta. Cosi' il genitore che guarda il figlio crede di scorgerne qualche traccia di 'disturbo', teme le conseguenze, comincia a pensare che forse dovra' interpellare uno psicologo e magari uno psichiatra. E, se non e' il genitore stesso, sara' la scuola a metterlo sull'avviso, saranno batterie di test neuro-scientifici gia' pronte a scendere in campo. Cosi' possono iniziare innumerevoli 'false' carriere psichiatriche di altrettanti 'falsi' malati. Gli interessi materiali (enormi) sono palesi, ma ancora peggiore e' il pericolo dell'instaurarsi generalizzato di rinnovate forme di sorveglianza e controllo sociale, e intanto del diffondersi di questa cultura della medicalizzazione". Quello che Rovatti ha voluto "indicare in queste righe e' una nuova sottile violenza, non meno devastante nelle sue premesse, che si propaga intorno a noi in nome della cosiddetta osservazione oggettiva e in attesa che le neuroscienze emettano qualche verdetto definitivo sul funzionamento del cervello umano".
Attenzione, quindi, al tentativo di mettere sotto un unico grande calderone tutti quei soggetti che hanno avuto la sfortuna di incappare in diagnosi descrittive collegate a ipotesi semplicistiche di danni genetici o biologici.
(Wel/ Dire)
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