(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 14 dic. - Problemi all'apparato genitale? Per gran parte dei giovani italiani ci si deve rivolgere... all'antropologo. Si', perche' secondo un sondaggio condotto dalla Sia, la Societa' italiana di andrologia, su 1.000 studenti delle superiori, il 95% delle ragazze ha risposto dal ginecologo e solo il 20% dei ragazzi ha replicato correttamente dall'andrologo, confuso da molti con l'antropologo. Insomma, fino a 13 anni i maschi sono seguiti dal pediatra e dai genitori, mentre dai 14 anni in poi non si fanno piu' controllare non sapendo da chi andare. Per sopperire a questo deficit di informazione l'istituto 'L.B. Alberti' di Roma Eur e la Sia hanno promosso, a Roma, il convegno 'Perche' e' necessario insegnare la salute sessuale ai nostri figli maschi'. L'evento, patrocinato dall'assessore della Provincia di Roma alle Politiche della Scuola, Paola Rita Stella, si e' svolto a Palazzo Valentini.
"Parliamo di salute e non di educazione sessuale, quest'ultima implica un concetto etico di cui non dobbiamo interessarci e che ha bloccato la diffusione di informazioni in questo settore. Noi dobbiamo parlare della salute dell'apparato genitale, e quindi sessuale, perche' il 70% dei ragazzi ha problemi quali la varicocele, infezioni o balanopostite". A spiegarlo e' il coordinatore della sezione Lazio della Sia, Giuseppe La Pera, che ha rivelato di avere due grandi preoccupazioni: "Intercettare i giovani che non si visitano e quelli che si adattano all'handicap e che rinunciano a guarire. Un problema enorme- ha precisato l'andrologo- se consideriamo che l'attivita' sessuale in questa eta' e' fondamentale, sancendo il passaggio dall'essere ragazzo al diventare uomo". Un altro dilemma, secondo La Pera, e' la mancanza di confronto: "I giovani non parlano con i genitori, ma solo tra loro e all'interno di un meccanismo di derisione, bullismo ed emarginazione per chi ha problemi sessuali. Questo mette in moto meccanismi pericolosi- ha aggiunto- che porta molti giovani a fare uso di cocaina o eroina per migliorare le loro prestazioni sessuali".
Cosi' ai problemi di natura medica si aggiungono "i cattivi comportamenti, perche' se un ragazzo ha problemi di erezione pensa di essere anormale e questo suo malessere a volte sfocia in forme di asocialita' o di bullismo". Ha ricordato Giuseppe Pellirone, docente e collaboratore della presidenza dell'Istituto 'L.B. Alberti'. La prima scuola che fara' parte del progetto Nemo, un programma di prevenzione delle patologie andrologiche nei ragazzi, nato per informare studenti e genitori sui temi della salute sessuale, anche perche' attualmente per i maschi "non esiste nulla. Almeno prima con la visita di Leva erano costretti a farsi controllare, adesso- ha concluso il professore-non c'e' piu' nemmeno questa".
(Gas/ Dire)