Roma, 12 giu. - E' una certezza: l'epatite C e' un'infezione pericolosa, ma ormai facilmente curabile con terapie brevi ben tollerate ed efficaci nel 99% dei casi. "Le percentuali di guarigione osservate nelle sperimentazioni cliniche- dichiara il professor Massimo Puoti, Direttore Sc Malattie Infettive, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda- sono confermate da tutti i dati osservati nella pratica clinica reale su casistiche che comprendono migliaia di pazienti. Con le terapie che abbiamo a disposizione in Italia per tutti i pazienti con infezione da HCV siamo in grado di guarire il 99% dei soggetti con infezione". Due stime sulla popolazione generale effettuate sui pazienti che accedono agli studi dei medici delle cure primarie (il medico di base) fanno ritenere che in Italia la percentuale dei pazienti nella popolazione generale con epatite C che non sa di avere l'infezione non sia superiore al 20%.
Tuttavia la percentuale e' molto piu' elevata in categorie a rischio, come i soggetti con dipendenza da sostanze. Questi non vengono sottoposti al test in maniera uniforme nelle strutture sanitarie dedicate e non hanno altre occasioni per eseguire il test negli ambienti che frequentano, come invece accade in molte realta' europee.
"Un recente studio di ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanita'- aggiunge Puoti- ha dimostrato che sarebbe economicamente conveniente sottoporre al test per l'epatite C tutti i soggetti italiani nati dal 1967 al 1987 entro il 2023 e poi sottoporre al test i nati tra il 1947 e 1967. Questa politica potrebbe essere attuata presso tutte le strutture sanitarie. Oggi, nel mondo, molte delle nuove infezioni sono trasmesse ancora attraverso lo scambio di siringa o di oggetti contaminati tra tossicodipendenti- dichiara il Professor Massimo Galli, Presidente Simit- In quest'ottica e' quindi chiaro che un progetto di trattamento con l'obiettivo di eliminare l'infezione debba prevedere interventi mirati".
IL CONGRESSO - Se ne parla in questi giorni a Milano durante l'11esima edizione del Congresso ICAR, Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, il punto di riferimento per la comunita' scientifica nazionale in tema di HIV-AIDS, Epatiti, Infezioni Sessualmente Trasmissibili e virali.
ICAR, che inaugura oggi e proseguira' sino al 7 giugno, e' organizzata sotto l'egida della SIMIT, Societa' Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, e di tutte le maggiori societa' scientifiche di area infettivologica e virologica e del mondo della community.
Il Congresso, presieduto dai professori Antonella Castagna, Antonella d'Arminio Monforte, Massimo Puoti e Giuliano Rizzardini, si svolgera' presso l'Universita' degli Studi, in via Festa del Perdono, 7. Attesi 1200 partecipanti, tra specialisti e clinici anche dall'estero, ricercatori di base, infermieri, operatori nel sociale, volontari delle associazioni pazienti tutto il mondo della "community", con il coinvolgimento diretto di gran parte del tessuto sociale, con studenti delle scuole superiori, giornalisti e decisori politici.
I DATI DELL'EPATITE IN LOMBARDIA - In Lombardia si stima che al 2014 erano seguite presso i centri ospedalieri della regione circa 40mila persone con infezione da HCV. A marzo 2019 risultavano trattati, o in trattamento, piu' di 35mila pazienti. Si puo' quindi ipotizzare che, entro il 2020, si riuscira' a trattare tutti quelli che risultavano in carico ai centri.
"Rimangono da trattare- spiega il professor Puoti- i soggetti che i medici di medicina generale non hanno ancora inviato ai centri per il trattamento, i soggetti in carico ai SERT e detenuti nelle prigioni che non sono ancora stati trattati.
Inoltre rimane da curare quella proporzione di persone con epatite C che non hanno mai fatto il test e non sanno di avere questa infezione. Una stima grossolana ci fa pensare che ci siano in Lombardia almeno 10 mila persone in questa condizione".
(Red/ Dire)