Roma, 4 lug. - Nella sanita' italiana esiste "una questione meridionale" cronica. "Una situazione che non puo' piu' essere sostenuta, a meno che non si decida di trasformare il Sud nel giardino d'Italia, dove venire solo in vacanza, e il Nord in luogo di cura". Lo afferma il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, che presso la sede dell'Ordine dei medici di Palermo, Villa Magnisi nel capoluogo siciliano, ha incontrato tutti i presidenti di Omceo dell'Isola, guidati da Toti Amato.
L'obiettivo dell'iniziativa, che comincia proprio dalla Sicilia - riferisce la Fnomceo - e' fare il punto sullo stato di salute del Servizio sanitario nazionale in tutte le regioni italiane, per condividere con tutti i presidenti degli Ordini dei medici provinciali una sanita' pubblica in grado di rispondere ai bisogni diversi di ogni singola comunita'. "Tema atavico e centrale per la Sicilia, come per tutto il Sud - si legge nella nota - una questione meridionale mai risolta, da tempo denunciata dalla Federazione per la sottostima del ministero della Salute delle risorse destinate al Meridione, imponendo tagli di personale e prestazioni".
"Si riparte dall'articolo 3 della Costituzione che prevede l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla Repubblica - sottolinea Anelli - e da quello che invece viene fuori da tutti gli indicatori di salute e dagli studi fatti dai maggiori istituti, dall'Istat al Censis, da Osserva Salute all'Istituto superiore di sanita'".
E cioe' che "ci sono profonde disuguaglianze non solo tra le regioni, ma anche tra gruppi sociali di cittadini. Non c'e' dubbio che chi ha un'istruzione maggiore e' sicuramente piu' tutelato rispetto a chi ha un livello di istruzione piu' basso, che invece e' piu' predisposto alle malattie, incidendo su un indice di mortalita' piu' alto. Ma quello che piu' ci interessa e' il fatto che questi ceti di popolazione sono maggiormente presenti al Sud, dove livello di ricchezza e aspettativa di vita sono inferiori rispetto al Nord. Fino ad arrivare al picco piu' basso della Campania, dove la differenza dell'aspettativa di vita, rispetto a un cittadino che vive a Trento o a Bolzano, e' di circa 3-4 anni, a seconda se si tratta di una donna o di un uomo".
Il numero uno della Fnomceo crede questo sia "il frutto di politiche consolidate negli anni e legate alla definizione della quota di ripartizione del Fondo sanitario nazionale (che dovrebbe essere uguale per ogni cittadino), diversa tra gli abitanti del Sud e del Nord perche' ponderata a seconda dell'eta'. Dal momento che la popolazione piu' anziana risiede nell'area settentrionale del Paese, la sanita' del Nord ha sempre avuto maggiori finanziamenti, che si traducono in una sanita' migliore: piu' posti letto, piu' personale e piu' centri di eccellenza".
"Ad aggravare la situazione delle regioni meridionali - rileva inoltre Anelli - e' l'attuale legge sulla mobilita'. A pagare gli interventi di chi emigra per curarsi nei centri eccellenza del Nord Italia sono le Regioni di provenienza. Cosi', alla quota iniziale gia' sottratta, si somma quella pagata per la mobilita'. Una situazione che", appunto, "non puo' piu' essere sostenuta".
(Red/ Dire)