Firenze, 28 feb. - Il trapianto di cornea con l'anestesia generale e', ormai, il passato. Per le malattie piu' invalidanti dell'occhio, invece, le soluzioni si chiamano trapianto parziale, cellule staminali e un collirio ricavato dalla Ngf, la proteina scoperta da Rita Levi Montalcini. All'apertura del XXII congresso Sitrac, societa' italiana trapianto di cornea, i lavori sono iniziati con il riconoscimento degli importanti traguardi raggiunti dalla tecnologia nella cura delle piu' importanti patologie oculari e della ricerca scientifica italiana, in particolare modo. La Sitrac ha l'obiettivo di favorire lo scambio di informazioni, conoscenze ed esperienze riguardanti le tecniche chirurgiche e parachirurgiche, le terapie mediche, i problemi medico legali e i risvolti sociali del trapianto di cornea e di tutte le molteplici tematiche correlate. In questa cornice si riuniscono a Firenze circa 650 medici specialisti: sono presenti i massimi esperti di chirurgia della cornea e della superficie oculare provenienti da tutto il mondo per tre giornate all'insegna delle innovazioni piu' significative del settore con chirurgia in diretta in collegamento dalle sale operatorie di Oculistica del Cto dell'ospedale universitario di Careggi.
La principale conquista viene raccontata alla 'Dire' dalla dottoressa Rita Mencucci, organizzatrice del meeting: "Celebriamo l'entrata in commercio del collirio che deriva da un'idea di Rita Levi Montalcini, per la quale vinse il premio Nobel. Questo fattore di crescita, finalmente, grazie a una sofistica operazione di bioingegneria e' diventato un collirio che puo' essere disponibile per tutti".
Pertanto, quello di oggi, rimarca la dottoressa Rita Mencucci "e' un grandissimo successo per una malattia come la cheratopatia neurotrofica che, non a caso, veniva definita orfana, nel senso che non aveva alcuna terapia dedicata". Il collirio e' a base di cenegermin, il fattore di crescita scoperto proprio dal premio Nobel italiano. L'altro segmento di miglioramento della medicina in questo campo si deve all'utilizzo delle staminali. A illustrare le novita' e' Paolo Rama, primario dell'unita' operativa di Oculistica al San Raffaele, autore di piu' di 7 mila interventi e oltre 3 mila trapianti. "Non trapiantiamo la cornea ricostruita in coltura- ricorda- ma solo cellule staminali dell'epitelio". Del resto, quello degli occhi e' un ambito che si presta molto bene a queste cellule: "Si coltivano bene- evidenzia- con una procedura ormai consolidata".
(Red/ Dire)