Roma, 18 dic. - L'ictus cerebrale rappresenta la prima causa di invalidita' nel mondo, la seconda di demenza e la terza di mortalita' nei paesi occidentali. Nel nostro Paese ogni anno si registrano almeno 100.000 nuovi ricoveri dovuti all'ictus cerebrale, circa un terzo delle persone colpite non sopravvive ad un anno dall'evento, mentre un altro terzo sopravvive con una significativa invalidita' pari quasi ad un milione.
Questo il quadro emerso dal 'Rapporto sull'Ictus in Italia.
Una fotografia su prevenzione, percorsi di cura e prospettive', presentato questa mattina presso la sala 'Nilde Iotti' della Camera dei Deputati a cura dell'Osservatorio Ictus Italia, che restituisce per la prima volta una descrizione completa della patologia nella Penisola. Dal documento realizzato grazie alle componenti dell'Osservatorio Ictus Italia emerge che le persone sopravvissute a un ictus, con esiti piu' o meno invalidanti, siano oggi circa 940.000. Un fenomeno in costante crescita a causa dell'invecchiamento della popolazione.
'L'Osservatorio ha l'importante compito di radunare varie componenti rappresentate dall'Intergruppo Parlamentare per le Malattie Cardio Cerebrovascolari, coordinato da Rossana Boldi.
Comprende l'associazione A.L.I.C.e Italia Onlus, che rappresenta i pazienti colpiti da ictus, le societa' scientifiche Italian Stroke Organization ed European Stroke Organization, l'Istituto superiore di Sanita' e la Societa' dei Medici di Medicina Generale. Ogni ente ha fatto la sua parte nel redigere un rapporto fluido e dettagliato, destinato a tutti e consultabile sul sito dell'Osservatorio'. A spiegarlo all'agenzia di stampa Dire e' Nicoletta Reale, presidente dell'Osservatorio Ictus Italia, che si dice soddisfatta della mattinata: 'Interessante e arricchita dagli interventi degli onorevoli Boldi e Rostan pronti a colloborare sia nell'attivita' dell'Intergruppo che dell'Osservatorio'.
L'80% del numero totale degli ictus e' rappresentato da ictus ischemici con una mortalita' a 30 giorni di circa il 20%, e del 30% a un anno. Invece, la mortalita' a 30 giorni dopo un ictus emorragico raggiunge il 50%. Questi sono sicuramente numeri preoccupanti, che rappresentano l'impatto sociale ed economico dell'ictus sulla nostra societa' in termini di impegno del Ssn sia nella fase acuta che nella presa in carico della cronicita'. La malattia, inoltre, non prevede solo 'costi diretti', poiche' l'impegno economico che impoverisce le famiglie delle persone colpite da ictus e' la spesa per la cosiddetta 'assistenza informale' che consuma risorse e tempo.
In Italia, si legge nel Rapporto, i costi diretti per il Servizio Sanitario Nazionale ammontano a circa 16 miliardi di euro all'anno, ai quali vanno aggiunti circa 5 miliardi di euro in termini di costi indiretti, calcolati principalmente come perdita di produttivita'. In questo contesto e' prioritario promuovere sani stili di vita, considerato che gli studi epidemiologici condotti in questi anni hanno dimostrato la reversibilita' del rischio: riducendo i fattori di rischio e' possibile ritardare o ridurre il numero di eventi che si verificano nella popolazione.
Quasi il 50% degli eventi cerebrovascolari potrebbero essere evitati attraverso l'adozione di stili di vita salutari e un controllo farmacologico nei soggetti ad elevato rischio cardiovascolare globale. Ad esempio e' dimostrato che l'abolizione del fumo assieme ad una attivita' fisica quotidiana (l'Oms raccomanda almeno 150 minuti a settimana) e ad un'alimentazione adeguata e corretta aiutano a mantenere livelli fisiologici di pressione arteriosa, colesterolemia e glicemia.
Un'analisi condotta dall'Istituto Superiore di Sanita' ha rivelato, infatti, che la prevalenza di condizioni di rischio e' risultata maggiore nelle persone con scolarita' piu' bassa (elementari e medie) rispetto a coloro che avevano scolarita' superiore (diploma o laurea). Questo e' un motivo in piu' per sottolineare quanto sia importante implementare una corretta informazione da parte degli addetti ai lavori.
'Nel nostro Paese solo un terzo delle persone e' consapevole di essere colpito da ictus e la maggior parte non conosce i possibili segni o sintomi del danno cerebrale- spiega Reale- risulta assolutamente necessario attuare percorsi di informazione, riconoscimento, tempestivita' e cura dell'ictus cerebrale promossi e condivisi, ciascuno per le proprie competenze, da tutti gli stakeholders: societa' scientifiche, organizzazioni ed enti d'ambito sanitario, associazione di pazienti e di cittadini, Istituzioni'.
Dal Rapporto si mette in luce anche una disparita' regionale nell'adozione dei Percorsi Diagnostici, Terapeutici e Assistenziali (PDTA), ovvero di quegli interventi complessi mirati alla condivisione dei processi decisionali e dell'organizzazione dell'assistenza per un gruppo specifico di pazienti durante un periodo di tempo ben definito. In tal senso l'Osservatorio Ictus Italia evidenzia - in linea con i dati del Rapporto di Cittadinanzattiva 2017 su 'Ictus, le cure in Italia' - che non tutte le Regioni italiane abbiano ancora prodotto un PDTA formale: il Friuli-Venezia Giulia risulta essere la realta' che ha elaborato percorsi piu' completi; seguono con modalita' differenti, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Mentre indietro appaiono Sicilia, Sardegna e Molise. Una disparita', quella fra le Regioni del Nord e del Sud, che viene confermata, nel Rapporto, anche dai dati relativi all'adozione dei PDTA nella fase post-acuta dell'ictus, cioe' dalla presenza o meno di percorsi per la presa in carico e la cura di pazienti cronici con disabilita' (riabilitazione, lungodegenza e cure palliative).
'Il mio ruolo- spiega nel suo intervento Rossana Boldi, coordinatrice Intergruppo per le Malattie Cardio Cerebrovascolari- nell'intergruppo, di cui fanno parte anche le societa' scientifiche e altri enti, e' di portare avanti la ricerca. Il mio compito e' dover portare il problema all'interno delle istituzioni, per dare luogo ad azioni legislative e altre utili a sensibilizzare la popolazione. Bisogna rendere quanto piu' possibile coscienti le persone di questa patologia e dell'importanza della prevenzione, della cura e della riabilitazione. Bisogna porre l'attenzione anche alla questione di genere- continua Boldi- perche' sappiamo che queste patologie non sono a carico solo del sesso maschile. Spesso le donne, assolvendo anche al ruolo di caregiver familiare, annullano se stesse trascurandosi e innescando ulteriori emergenze in un Paese attanagliato gia' da cronicita' e comorbidita''.
Quattro le prioritari da raggiungere nel prossimo decennio tra gli obiettivi presentati dall'Osservatorio Ictus Italia, allineato all''Action Plan for Stroke in Europe 2018-2030': ridurre il numero assoluto di casi di ictus nel nostro Continente del 10%; trattare il 90% o piu' delle persone colpite nelle Stroke Unit come primo livello di cura; favorire l'adozione di piani nazionali che comprendano l'intera catena di cura, dalla prevenzione primaria alla vita dopo l'ictus; implementare strategie nazionali per interventi multisettoriali di sanita' pubblica che promuovano e facilitino uno stile di vita sano, riducendo i fattori ambientali (incluso l'inquinamento atmosferico), socio-economici ed educativi che aumentano il rischio di incorrere nella patologia.
'E' una patologia che merita attenzione poiche' conta 120mila casi l'anno con un impatto socio assistenziale rilevante nel nostro Paese- ha esordito nell'intervento conclusivo l'onorevole Michela Rostan, vicepresidente della commissione Affari Sociali della Camera- che sconta forti sperequazioni sociali soprattutto nel Mezzogiorno tra Nord e Sud d'Italia nell'ambito della riabilitazione e nel trattamento post-ictus'.
'Leggevo che in Italia soltando in 6 Regioni ci sono percorsi diagnostico-terapeutici aggiornati e attivi- afferma- questo significa che il rapporto tra domanda e offerta e' ancora negativo. Da qui, allora, deve partire il confronto all'interno della commissione, ma piu' in generale in Parlamento e nell'intergruppo parlamentare capitanato dalla collega Boldi.
Richiediamo massima convergenza di tutte le forze politiche.
Uniformare le prestazioni e' il primo obiettivo e quando si parla di vicende complesse come l'ictus che riguardano non solo il paziente ma anche la famiglia, le scelte politiche credo debbano essere orientate diversamente. Le stroke unit vanno uniformate cosi' come i centri di riabilitazione vanno incrementati per perseguire maggiori risultati. Inoltre, avevo chiesto durante l'iter dell'approvazione della Legge di Bilancio, che parte dei fondi venissero stanziati verso le Regioni del Mezzogiorno. Non e' stato ancora possibile. Troppi ancora i viaggi della speranza e ancora 11 milioni di italiani rinunciano alle cure- termina Rostan- per questo bisogna ragionare insieme e mettere al primo posto la prevenzione'.
(Red/ Dire)