Roma, 11 apr. - Il 92% delle donne svolge il ruolo di caregiver all'interno della famiglia, nel 31% dei casi questo grava essenzialmente sulle loro spalle non avendo altre fonti di aiuto. Numeri allarmanti, emersi da una indagine Ipsos, che impongono un ripensamento nei modelli di assistenza a malati e disabili. Conciliare vita, lavoro e cure e' gia' difficile, in particolar modo in Italia, un Paese composto essenzialmente da anziani. Nove donne su 10 oggi vestono i panni di 'manager delle cure familiari', dedite all'assistenza di un parente ammalato o disabile e parlano con il medico di famiglia, il pediatra, il cardiologo, l'oncologo e cosi' via.
Qual e' la risposta a questa emergenza? "L'assistenza domiciliare e' la soluzione a questo sovraccarico che si riversa sulla famiglia dell'assistito ed in particolar modo sulla donna. Si regista anche un crescente bisogno di servizi sanitari sul territorio dovuto all'aumento dell'eta' media della popolazione italiana e alle malattie croniche correlate" ha dichiarato Giuseppe Milanese, presidente della cooperativa Osa e di FederazioneSanita' Confcooperative.
La quota dei pazienti cronici e' pero' destinata a crescere, secondo l'Istat, si prevede che entro il 2050 si sfiori quota 21.775.809 di ultrasessantacinquenni pari al 34,3% della popolazione, passando da un quinto attuale (13,4 milioni, il 22% del totale) a un terzo dei residenti. Questo il drammatico quadro ritratto da VillageCare.it, la prima piattaforma nazionale che si occupa di orientamento e sostegno per chi si prende cura di anziani con fragilita' che coinvolge oltre 8 milioni di italiani.
"Gran parte di questa assistenza domiciliare- ha proseguito Milanese intervistato dall'agenzia Dire- e' richiesta alle Asl tramite il medico di medicina generale ed erogata poi da organizzazioni no profit. Il ruolo di questi enti e' cresciuto proporzionalmente al bisogno di pazienti assistiti e la complessita' dei casi trattati".
"La situazione oggi nel Lazio conta decine di migliaia di pazienti, con patologie differenti, presi in carico da societa' di servizi accreditate in modo da garantire al paziente qualita', trasparenza e continuita' assistenziale" ha concluso il presidente di Osa.
(Red/ Dire)